25.11.05

The (B)est

Bè, insomma. Lui era sostanzialmente un grande relitto della golden age del calcio mondiale - più golden di ora, perché erano gli inizi e, si sa, agli inizi le cose sono sempre più gustose.

E' morto poco fa, al Cromwell hospital di Londra, dopo giorni (anni, direi) di agonia.

George Best. Un nome un programma, santo Dio. Che solo a dirlo incute curiosità e "grandezza" e pure un pò di paura, in tutta onestà.
Per molti il più grande calciatore di tutti i tempi.
Per altri, semplicemente, l'epifenomeno meglio delineato della parabola di un calciatore della modernità.
E, più in generale, sintesi della medesima società moderna, fluida e persa dietro al luccichìo afrodisiaco e maligno dell'onnipotenza da denaro.

E' un peccato, che a 59 anni, Best non ce l'abbia fatta.
Proprio pochi giorni fa aveva fatto pubblicare sul Sun alcune sue foto - che lo ritraggono da ricoverato pieno di tubicini e in pigiama ospedaliero - con l'intento di inviare un monito ai giovani, sulla falsa riga del "non fate come me".

Ne parlo perché il nome di Best è legato ad un bel film omonimo firmato da Mary McGuckian nel 2000. Una pellicola davvero intensa e girata magnificamente - in salsa quasi televisiva - in cui non è il calcio a fare da protagonista, ma la vita scalmanata ed insensata di George - interpretato dal Lynch di "Sliding doors".
Un film che vive di per sé stesso, e non è vero che è un tributo al più grande capocannoniere del Manchester United.
O almeno: non è vero che è solo quello.

1 hanno detto la loro:

Simone ha detto...

Va benissimo caro Bera. Ti linkerò al più presto anche Io, qui di lato. Buona domenica a tutti. A presto, S.