17.1.06

Il blog come fonte di potere d'opinione?


Daniele Luttazzi Posted by Picasa

Va bene. Magari esagera, il comico Daniele Luttazzi.

Però sono curiose le dichiarazioni che ha rilasciato a la Repubblica, che le ha pubblicate in un'intervista in edicola nell'edizione di oggi a firma Rodolfo Di Giammarco.

In pratica Luttazzi sostiene che il mezzo-blog non è neutro, perché - in particolare con i comici - tende ad innescare un accentramento di potere d'opinione che porta il comico medesimo a trasformarsi in un trombone di pareri, in uno scatenato "denunciatore" piuttosto che a fare quel che deve e sa meglio fare, cioè la satira, che "è una forma libera del teatro", quindi arte.

Insomma, queste le parole del caustico comico: "Ho provato per tre mesi. E mi sono reso conto che il blog rischia di condizionare comportamenti e contenuti a forza di accentrare un potere personale e favorire una qualche deriva popoulistica con strumentalizzzazioni inevitabili. Meglio tornare ad essere slow. La massa dei cibernauti tende ad aver bisogno di un leader, di un messia, ma la satira per definizione è contro il potere, anche quello della satira".

Il comico che pontifica dal blog - come non cogliere una più che spinta allusione al Grillo-pensiero? - rischia di mordersi la coda finendo col farsi quasi istituzione ("La denuncia la sanno fare tutti") e dimenticando che il suo mestiere è "esplorare la contraddizione umana".

Luttazzi esagera, dicevo. Dal momento che non credo affatto che i cibernauti cerchino alcun messia elettronico. Anzi.
La Rete vive su di una fondamentale esplosione di voci.
Tanto che dirsi Messia in rete è come dire, indicando un formicaio, che una certa formica sembra più grande delle altre vicine. Che saranno milioni. E' una sciocchezza.

Però coglie uno snodo fondamentale: e cioè il pericolo - comune ad ogni ambito, d'altronde - che vada a costituirsi una comunità dominante attorno ad un personaggio egemone che è divenuto tale non in base al suo mestiere (artistico, peraltro) ma in base ad una sola parte, porzione del suo lavoro.
E cioè quella che consiste nella raccolta ed elaborazione delle informazioni.

Insomma: è come se Grillo rinunciasse a "lavorare" su quanto sente/legge/scopre per proporre imemdiatamente i dati e le informazioni (oltre che sue, personali elucubrazioni) in pasto ai bloggers.

E qui ha ragione Luttazzi: è un leader d'opinione.

Non è (più) uno che fa satira.

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