tag:blogger.com,1999:blog-190413532024-03-13T01:16:43.817+01:00POPIMMERSION"Prenda la vita momento per momento e vedrà che siamo, tutti, insetti in un blocco d'ambra".Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.comBlogger398125tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-11593984053104570282009-08-02T19:06:00.007+02:002009-08-02T19:19:21.255+02:00ANOMALIE D'ESTATE<span style="font-size:130%;"><span style="font-family:verdana;"><span style="font-family: verdana;font-size:100%;" >Ma come si fa a mettere in piedi una kermesse cinematografica (parlo dell'apprezzabile <a href="http://www.animafilmfestival.com/1-Anima-Film-Festival.htm">Anima film festival</a> di Porto Ercole) con tanto di papi-presentatrice imbellettata, regista ospite che discetta d'aria fritta (Giuseppe Piccioni), location straordinaria, rassegna parallela di cortometraggi e affidare la proiezione principale a un lettore dvd comprato alla Standa che a cinque minuti dal termine di </span><span style="font-style: italic; font-family: verdana;font-size:100%;" >Giulia non esce la sera</span><span style="font-family: verdana;font-size:100%;" > s'inceppa come l'ultimo arnese da calzolaio? Boh.</span><span style="font-family: verdana;font-size:100%;" ><br /><br />*<br /><br />Discutiamo del passante di Mestre. Del traffico «tentacolare». Del casotto autostradale da terzo mondo. Ora, a parte che «le file ci sono anche in Germania», come dice il paonazzo Galan. Che è verissimo (l'ho viste coi miei occhi, anche peggio delle nostre, solo che lì fa fresco ad agosto) ma non c'entra un'emerita ceppa con la questione principale. Il nodo è che, anche per le vacanze come per le merci, la gomma impera: perché non affidarsi più spesso al treno lasciando a casa il Suv motorizzato 2.800 cc anche quando andiamo a Ladispoli?<br /><br />*<br /><br />«Non sopporto la campagna. I grilli mi seccano».</span><br /></span></span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-7444453111752317902009-07-27T23:03:00.011+02:002009-07-28T01:11:36.175+02:00SOMETIMES THEY COME BACK<span style="font-size:85%;"><span style="font-family:verdana;"><span style=";font-family:verdana;font-size:130%;" >Ebbene, dopo sette dico sette mesi, m'è tornata la voglia di farmi vivo sul vecchio, caro, scalcinato Popimmersion. Anche per dargli una messa a posto, una pelle nuova che spero sia di vostro gradimento. Non che questo, sia chiaro, debba necessariamente preludere a un ritorno in grande stile. Anzi: tutto è appeso. Però oggi me la sentivo così, diciamo che mi sembrava giusto farmi rivedere in un luogo amico. E allora eccoci di nuovo a raccontarci come vanno le nostre vite e quel che succede là fuori – perché la cosa importante, alla fine, è quella: capire (bene) come funzionano le cose.<br /><br />Intanto, per farmi perdonare della lunga attesa, vi linko un pezzo uscito oggi su <a style="color: rgb(0, 0, 0);" href="http://www.dnews.eu/">DNews</a> e dedicato a qualche anticipazione musicale per l'autunno: chi torna, quando e che cosa dobbiamo aspettarci.<br /><br /><a style="color: rgb(0, 0, 0); font-weight: bold;" href="http://i157.photobucket.com/albums/t56/popimmersion/apertura_autunno.jpg">Eccolo qui</a><span style="color: rgb(0, 0, 0);">.</span><br /><br />Intanto, fate buone vacanze e ascoltate tutto, anche e soprattutto ciò di cui i barbosi giornalisti musicali non parlano. A poi.</span><br /><br /><br /></span></span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-60819189426853772172008-12-22T09:53:00.010+01:002008-12-22T10:20:56.145+01:00ITALIA DE PROFUNDIS: CONFESSIONI DA UN PAESE IN CRISI<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgl4z_B-mB9X96QhTsbYk2ihf6CvJdF_ffPlGZG7KdvlbiLkiv48kCBzggbUzZO4FfoyNh0cA4qD3c3i1zy0SeDdc4v45vVxLkXv-XXdaXUHvFAw_a0QdWc6nYNTLfmdmpl-X435A/s1600-h/gennaG.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5282538143554704450" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 236px; CURSOR: hand; HEIGHT: 320px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgl4z_B-mB9X96QhTsbYk2ihf6CvJdF_ffPlGZG7KdvlbiLkiv48kCBzggbUzZO4FfoyNh0cA4qD3c3i1zy0SeDdc4v45vVxLkXv-XXdaXUHvFAw_a0QdWc6nYNTLfmdmpl-X435A/s320/gennaG.jpg" border="0" /></a><strong><em>«</em></strong><span style="font-family:verdana;">Gli italiani stanno raggiungendo il culmine dell'idiozia. Concionano. Berciano contro le tasse. Non si smuovono. Non intuiscono la crepa. L'orizzonte di deflazione psichica a cui stanno correndo incontro, con gioiosa incoscienza. Nemmeno la morbosità, nemmeno la rassegnazione, nemmeno l'indignazione hanno più presa su questo popolo diviso in due caste sommarie, la ricca e la povera che vive nella finzione di un ricchezza elusiva, l'agio ostentato a spese di una povertà occulta ritmata dal pagamento delle cambiali: debiti contratti per andare in vacanza in luoghi di culto estivo per vip e segnalati come costanti del desiderio dai magazine del gossip, questa stampa non patinata, in carta a bassissima grammatura e inchiostrata male, che viene sfogliata avidamente da due terzi del Paese </span><span style="font-family:Verdana;">[...] </span><span style="font-family:Verdana;">A ciò è congeniale il processo di glaciazione a cui gli italiani hanno sottoposto la propria storia, che è una storia di tragedie, di guerre civili palesi e sotterranee, di ipocrisie e trasformismi, di odio covato ed esploso in pubblico o in occulto. Dalla Resistenza al fascismo fino alla stagione dei conflitti degli anni Settanta, non una risoluzione è stata data: piuttosto, una sospensione dei fatti e dei personalismi, diffusissimi, di quelle parabole storiche, tra le quali si pongono cospirazioni e scandali che avrebbero travolto <em>ovunque</em> le classi dirigenti - ma non in Italia. </span><span style="font-family:Verdana;">Nella sospensione glaciale di questi periodi di sisma sociale, viene evitato il metabolismo naturale che la Storia commina come funzione basale per l'evoluzione di una società.<span style="font-family:Verdana;">[...] </span><span style="font-family:Verdana;">Sfugge il nucleo umano<strong><em>»</em></strong>.</span><br /><br /><span style="font-family:Verdana;font-size:85%;">Giuseppe Genna, <a href="http://www.minimumfax.com/libro.asp?libroID=431"><span style="color:#000000;"><strong>Italia De Profundis</strong></span></a>, Minimum Fax 2008, pp.55, 67.</span> </span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-15213941949728474312008-12-17T15:30:00.006+01:002008-12-17T16:08:41.995+01:00LA PRODUTTIVITÁ? COLPA DI FACEBOOK!<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm1gajtpoKpxEC1eDxLjS-3BJScuV5QN99HEyhRGvSa1KNt3cQfmkb2WMBwXu2hh-ZtBXhYL34SxjuqXC6nFLZ50nb3hTpwyn3FaoI4WlMbrgOWzEJ8fhz_8GvTrQd0cSI-a771g/s1600-h/allagamenti.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 241px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm1gajtpoKpxEC1eDxLjS-3BJScuV5QN99HEyhRGvSa1KNt3cQfmkb2WMBwXu2hh-ZtBXhYL34SxjuqXC6nFLZ50nb3hTpwyn3FaoI4WlMbrgOWzEJ8fhz_8GvTrQd0cSI-a771g/s320/allagamenti.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5280773709403643842" /></a><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;">Adesso la colpa sarebbe di Facebook – o più simpaticamente di Faccialibro, non so come lo chiamiate. La produttività ne risentirebbe. Il social network <a href="http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/scienza_e_tecnologia/facebook-pubblicita/uffici-oscurano/uffici-oscurano.html?ref=search"><span class="Apple-style-span" style="color: rgb(0, 0, 0);"><span class="Apple-style-span" style="font-weight: bold;">«distrae, meglio oscurarlo»</span></span></a>. Invece di lavorare la gente si dedica al cazzeggio selvaggio su Fesibuc (altra etichetta apocrifa). Addirittura la competitività nazionale sarebbe a rischio. E via sparando.</span><div><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><br /></span></div><div><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;">A me questa cantilena di lagne da padroni fa davvero incazzare, perché rispecchia il vizio tutto italiano di coprire i propri drammi cronici con distorti specchietti per le allodole. Pensateci solo un attimo. </span></div><div><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><br /></span></div><div><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;">Un Paese che tratta ignobilmente studenti e </span><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;">pendolari</span><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"> stipandoli come bestiame dentro treni puzzolenti e perennemente in ritardo; che crolla in ginocchio dopo due giorni d'acqua lasciando alla mercé del fango, dei crolli e degli allagamenti milioni di cittadini soccorsi da poche migliaia di poveri cristi; che ha edificato ovunque, disboscando senza pietà, denudando boschi e colli e invadendo argini e rive; che considera il decoro urbano una nemmeno troppo sofisticata tecnica di ruberia pubblica; che negli ultimi trent'anni ha prodotto un sistema infrastrutturale in alcune parti paragonabile solo a quelli dei paesi ex comunisti dell'Est europeo; che non ha strade ferrate (magnifica la Freccia rossa: ma chi deve andare da Porto Gruaro Terme a Molfetta? Che s'attacchi) e dove l'alta velocità è un'eccellenza da tratte redditizie. </span></div><div><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><br /></span></div><div><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;">Un Paese, dicevo, che non ha strade, dove tutte le consolari e statali sono inevitabilmente a una sola corsia da decenni (prendete la Salaria per entrare a Roma) per non parlare delle autostrade, che costano tanto e valgono poco; che quelle poche strade praticabili che ha le abbandona in situazioni disastrose, mettendo a repentaglio la sicurezza di centinaia di migliaia di automobilisti e motociclisti costretti a pericolosi rodei fra buche profonde due metri e dislivelli stradali che creano pozze inaudite e rifà l'asfalto solo prima delle elezioni. </span></div><div><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><br /></span></div><div><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;">Un Paese, insomma, dove i lavoratori e gli studenti arrivano in ufficio, in fabbrica, all'università o dove diavolo debbano andare stressati, già stanchi, in ritardo fisso quasi mai per loro volontà, con un'aggressività sufficiente a un assassinio di massa e insoddisfatti di chi li governa (per non aprire il capitolo politica e affari), vi pare possa additare come ragione dei propri fallimenti economici uno stupido e scarno sito internet?</span></div>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-72351283970322083032008-12-13T12:29:00.002+01:002008-12-13T12:48:42.029+01:00HAPPY GO LUCKY: SORRIDI ALLA VITA!<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrR7H0619lwz_wT_bjX1qTCGQUDJ3BpBTsmDiVsiPK-aEW6Pm6LOYqB9TeQ6S_Fzh_6P_N0FmCJz0ew0NZix8Na63zPpzyadRB8kH1WuAf9LD5f3e5riFnvBa46R5K815BMgl3Xw/s1600-h/happy_go_lucky_wideweb__470x313,0.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5279235621219802962" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; CURSOR: hand; HEIGHT: 213px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrR7H0619lwz_wT_bjX1qTCGQUDJ3BpBTsmDiVsiPK-aEW6Pm6LOYqB9TeQ6S_Fzh_6P_N0FmCJz0ew0NZix8Na63zPpzyadRB8kH1WuAf9LD5f3e5riFnvBa46R5K815BMgl3Xw/s320/happy_go_lucky_wideweb__470x313,0.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;">Poppy è una trentenne decisamente sopra le righe. Sorta di folletto dalle mille movenze, la metropoli è per lei palcoscenico di smercio per larghissimi sorrisi e programmatici slogan di reciproco amore. Primo fra tutti l’immancabile “<em>sorridi alla vita!</em>”. Hippie fuori tempo massimo, la rachitica e frizzante insegnate d’asilo veste sgargiante, condivide un appartamento zeppo di cianfrusaglie con un’amica-collega, si ubriaca in discoteca e, of course, non s’incazza mai. Se ci pensate è proprio lei, la vostra amica dinoccolata che non sentite da tempo: per fortuna (quasi) tutti conosciamo una personal-Poppy.</span><br /><span style="font-family:verdana;"></span><br /><span style="font-family:verdana;"><strong>Mike Leigh</strong> – l’esperto regista di <em>Segreti e bugie</em> e del <em>Segreto di Vera Drake</em>, per dirne un paio – scaraventa Poppy e le sue sgangheratissime comprimarie in una Londra popolare un po’ troppo soleggiata e pacata per apparire credibile. E, come in ogni fiaba che si rispetti, ne fa incocciare il sentiero con gli immancabili personaggi: il bruto (l’esaurito e mitomane istruttore di guida Scott), il principe azzurro (l’assistente sociale rimorchiato a scuola), la dama di compagnia (la coinquilina, sarcastica bruttina stagionata) e via elencando. A tutti, Poppy – una deliziosa <strong>Sally Hawkins</strong> - propone la sua irresistibile ricetta a base di solarità indiscriminata. Convinta, quasi con la stessa rivoluzionaria ottusità di una novella Don Chisciotte dei nostri stressati tempi, che tutto possa e debba risolversi per il meglio se affrontato con un sorriso a 32 denti. Cosa che in effetti avviene, soprattutto nell’unico snodo oscuro della trama, quando la commedia rimane per un lungo attimo in bilico sul crinale del dramma.</span><br /><span style="font-family:verdana;"></span><br /><span style="font-family:verdana;">Come tutti i film super metaforici, stracarichi di morali e insegnamenti reconditi, <em>Happy go lucky</em> può essere letto secondo due livelli complementari. Se ci si ferma alla superficie può piacere o no, ma - a parte le ottime scelte di regia, che vivacizzano una sceneggiatura costruita per la quasi totalità sui dialoghi – rimane oggettivamente piuttosto esile. Se invece si seguono le vicissitudini urbane della povera Poppy con occhio smaliziato e vispo, tentando di appiccicare un’etichetta azzeccata a ogni sequenza del film e di trarne il giusto motto, allora la pellicola funziona. In entrambi i casi, tuttavia, rimane un po’ d’amaro in bocca per i soliti motivi. Primo: lavori di questo tipo smarriscono per strada almeno la metà del fascino linguistico se tradotti e doppiati. Secondo: il mood comico, nonostante la straordinaria prova della gommosa Sally Hawkins, rimane forse troppo stinto e avrebbe avuto bisogno di qualche succoso passaggio in più, qualcosa di più esilarante e spassoso che non una gioiosa spaventapasseri della pace in giro per una Londra cartonata. </span><br /><span style="font-family:verdana;"></span><br /><span style="font-family:verdana;">Rimane comunque una consapevolezza piuttosto straziante, alla fine: ce ne fossero a frotte di Poppy così, il mondo sarebbe senz’altro più incasinato, ma anche infinitamente più colorato.</span><br /><br /><span style="font-size:85%;">Pubblicato anche su </span><a href="http://www.xtm.it/DettaglioCinema.aspx?ID=7931"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;color:#000000;"><strong>Extra! Music Magazine</strong></span></a><span style="font-size:85%;">.</span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-75730639832051893762008-12-10T10:02:00.003+01:002008-12-10T10:05:13.771+01:00GIUSY E GLI ALTRI FENOMENI: INTERVISTA A FABRIZIO GIANNINI<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlKOOVvTPHVKBoeffbWpy2Uk2Yul225zcwaVkLf_18AlOWau6nB_xSOFu6qsc7AI4KpJOsu8smgETZwcU0vfGwbSC_DHGkjpRlHmpwmD1JebSD0IoD6ehA29HTIvqtjP9kEr2e6g/s1600-h/GiusyFerreri.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5278084522387250706" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 320px; CURSOR: hand; HEIGHT: 265px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlKOOVvTPHVKBoeffbWpy2Uk2Yul225zcwaVkLf_18AlOWau6nB_xSOFu6qsc7AI4KpJOsu8smgETZwcU0vfGwbSC_DHGkjpRlHmpwmD1JebSD0IoD6ehA29HTIvqtjP9kEr2e6g/s320/GiusyFerreri.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;">Intervista a Fabrizio Giannini, discografico e talent scout, scopritore di Giusy Ferreri e di un'infinità di altre star del mainstream nostrano. Pubblicato sul numero di dicembre di </span><a href="http://www.insideart.eu/"><span style="font-family:verdana;color:#000000;"><strong>Inside Art</strong></span></a><span style="font-family:verdana;">.<br /><br />*<br /><br /><strong>LA FABBRICA DEI FENOMENI</strong><br /><em>Il boom di Giusy raccontato dal suo scopritore:<br />«L’arte? Si ottiene facendo pulizia»</em><br /><br />Uno che ha firmato il primo contratto a Ligabue diciott’anni fa, nel 1990, e a Laura Pausini un paio d’anni dopo è uno che se vuole una voce se la prende. A costo di infilarsi di nascosto, e contro le rigide regole del programma, negli studi televisivi del talent show X-factor e mettere il suo sigillo sul fenomeno dell’anno, Giusy Ferreri. Fabrizio Giannini, discografico e talent scout ai vertici del mondo della musica nostrano da un quarto di secolo, è infatti ferocemente convinto che «i fenomeni veri, quelli che resistono negli anni e non le miriadi di gruppetti che scambiamo per tali, sono quelli che dispongono di tutti gli ingredienti fondamentali: voce, carisma e prodotto. A chi scopre e produce il compito di mettere tutto assieme, se ci riesce».<br /><strong>In che modo nasce un fenomeno come Giusy?</strong><br />«È un caso eclatante. La vera storia di Giusy è diversa da quel che si pensa. Era da tempo parcheggiata in case discografiche, non era una sconosciuta. Aveva fatto un singolo, ma non era successo niente. L’ho vista, come si sa, durante lo show. Mi ha fatto subito impazzire la voce, unica in Italia, e la sera stessa mi sono mosso tentando di incontrarla. Conoscerla ha confermato l’impressione: è una donna, non una ragazzina, e ascolta molto. Questo garantisce un’ottima sinergia nei momenti importanti. Feeling che ha trovato anche con Tiziano Ferro, divenuto poi produttore del disco. Gli elementi? Talento e carisma ci sono. Abbiamo tanti cantanti in Italia, ma quelli dotati di autentico talento sono pochi. D’altronde il fatto che sia la prima volta che esplode un caso tramite un talent show è significativo, ed è anche la prima volta che io stesso sfrutto la tv per pescare chi devo produrre. Il passato era pieno di flop, sia di nomi che di programmi».<br /><strong>La tua idea rispetto all’odierna fabbrica dei talenti del mondo della musica, ma non solo?</strong><br />«Una volta avevi produttori, deejay e addetti ai lavori che facevano un lavoro di filtro. Oggi, col web, tempi si sono infinitamente accorciati. Ormai lavoro tramite il sito. Ma i criteri, qui sta il punto, non cambiano più di tanto: è più difficile fare scouting se qualcuno non ti fa una scrematura su larga scala, proprio perché i talenti erano e restano pochi. La crisi delle vendite dei cd sta esattamente nella paradossale carenza di preselezione: i negozi sono zeppi di roba che nessuno compra, proprio perché sono prima di tutto prodotti scadenti, fatti male. Meteore. Il pubblico, nel marasma, sta tornando esigente sotto il profilo produttivo e sa cogliere i fuoriclasse, che poi restano. Gli artisti che ho firmato e scoperto, non a caso, ci sono ancora».<br /><strong>Quali sono gli ingredienti per il successo?</strong><br />«La voce, la personalità, il carisma e, soprattutto, il prodotto, come dicevo. Il pubblico, per mille motivi, dal download al costo dei cd, non accetta più cose mediocri. Deve avere il top. Quello di Giusy, infatti, è un disco bello, anni luce dell’usa e getta. Noi per primi dobbiamo proteggere la qualità del prodotto, dalla scrittura alla cover coinvolgendo anche l’interprete. Che dev’essere sempre più cantautore, vivere quel che canta, come fa lei. Poi è ovvio che lavoriamo in un mercato che ha regole ferree, dalle quali è autolesionistico tentare di prescindere oltre certi limiti. La prima è quella del momento, di stare attenti a quanto accade attorno. La voce di Giusy è la stessa da una vita, Amy Winehouse è esplosa due anni fa. Se questo significa costruire un artista a tavolino, ben venga, siamo tutti costruiti. Invece si tratta solo di avere tempismo. Altrimenti bruci tutto. Il resto dipende dal pubblico: la faccenda di Giusy cassiera all’Esselunga l’hanno costruita i media e alla gente è piaciuta. È il paese che pesca quel che preferisce. Sono mesi che vorrei farla andar via».<br /><strong>Arte e mercato: un binomio possibile?</strong><br />«Si, a patto che si pensi alla qualità, non alla quantità. Che si rispetti chi compra – se vogliamo che continui a comprare – facendo pulizia in una scena intasata e stando a contatto con la gente. È dura, ma è l’unico modo per garantire statuto artistico al mondo della discografia di oggi e di domani». </span><br /><span style="font-family:verdana;"><br />*<br /><br /><strong>IL DISCOGRAFICO</strong><br /><em>Un quarto di secolo al top</em><br /><br />Fabrizio Giannini nasce a Milano il primo marzo 1960. Inizia la carriera nel 1980 alla Cgd Messaggerie musicali. Nell’85 passa alla Cbs dischi dove muove i primi passi nella produzione del repertorio italiano. Nel giugno del 1988 lascia la Cbs e accetta la posizione di vice direttore artistico alla Emi music per dedicarsi alla sua passione: la ricerca e lo sviluppo di nuovi artisti. Dopo due anni accetta però la proposta della Wea italiana dove viene nominato direttore artistico. Gli anni Novanta sono il suo periodo d’oro: scopre e firma gente come Ligabue, Laura Pausini e Irene Grandi. Nel frattempo, nel ‘96 viene nominato direttore generale della Cgd, acquisita da Warner. Dopo dieci anni di successi, lascia l’azienda e torna in Emi come general manager. Scopre Tiziano Ferro – di cui è oggi manager – Sergio Cammariere, Amalia Grè, Mondo Marcio e i Finley. Nel 2007 decide di mettersi in proprio con la A&R management, mettendo subito a segno il suo primo colpo scoprendo e producendo l’esordio di Giusy Ferreri. Info: www.fabriziogiannini.it.</span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-15080920080690830402008-12-08T15:58:00.007+01:002008-12-08T16:17:30.042+01:00NELL'ABISSO DI HISTORY CHANNEL: EVVIVA L'UOMO DI CRO-MAGNON<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgqjEf1YjoSIG0_MbsY0YxTFmzSFyKmsO8r-Jlu2t4wy3cHfaTpWzhDAUoRIT8WmDyKYqTsU-0vffXiK9wgg4a1FUhgQ0NBVMB2_fuWAAcoZBcopLptTne0Q76yrRuXLbU4dGzdQ/s1600-h/l8429246183_8979.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5277438193465407378" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; CURSOR: hand; HEIGHT: 247px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgqjEf1YjoSIG0_MbsY0YxTFmzSFyKmsO8r-Jlu2t4wy3cHfaTpWzhDAUoRIT8WmDyKYqTsU-0vffXiK9wgg4a1FUhgQ0NBVMB2_fuWAAcoZBcopLptTne0Q76yrRuXLbU4dGzdQ/s320/l8429246183_8979.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;">Da <em>Confessioni di una mummia</em> (confesso a mia volta: non avrei mai pensato di presentarmi a tavola per cena, ieri sera, domandandomi che genere di residui alimentari si fossero fossilizzati nello stomaco di un peruviano di qualche migliaio d'anni fa) a <em>Costruzione di un impero</em>, passando per <em>Reportage di guerra: la caduta del Reich</em> agli <em>Abissi della Guerra Fredda</em>. Senza contare <em>La Grande Guerra a colori</em> a <em>Comunismo: storia di un'illusione</em>. Nell'ultima settimana sono caduto nell'abisso di <a href="http://www.hisrotychannel.it/"><span style="color:#000000;"><strong>History Channel</strong></span></a>.</span><br /><br /><div><span style="font-family:Verdana;"></span></div><div><span style="font-family:Verdana;">Il punto, molto semplice, è che chi non ha Sky - mi è stato attivato solo per due settimane in coppia con Alice Home Tv, sono quindi già in lutto per la prossima disattivazione e mi trovo giusto giusto nel limbo dei tentati - crede che in ogni caso non avrebbe il tempo necessario per guardare le decine di canali tematici compresi nell'offerta, le centinaia di film e le migliaia di documentari. E che quindi la spesa dell'abbonamento non sarebbe giustificata. </span><span style="font-family:Verdana;">Questo può essere vero per chi non vanti alcun genere di passione - ahimé, la maggioranza degli individui in circolazione. Per gli altri - che abbiano una vita piuttosto impegnata, come la mia, oppure piatta come un ferro da stiro - il discorso non regge. Manco per niente: se si individua il canale cucito su misura per sé stessi, non si ha più scampo e ogni ritaglio è buono per piazzarsi davanti al proprio canale preferito. È matematico.</span></div><br /><div><span style="font-family:Verdana;">Col risultato - almeno nel mio caso - di ritrovarsi catapultati in situazioni spazio-temporali dal sapore del paradosso. Tipo che lasci l'assedio di Stalingrado a metà perché devi uscire con la ragazza oppure suona al citofono il postino proprio mentre l'uomo di Cro-Magnon sta per cacciare l'irsuto e assai più grezzo Neandertalensis dalla caverna che tanto si sono combattuti. Fottendogli pure la donna. Tiè.</span></div>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-86194194570910623752008-12-03T11:17:00.005+01:002008-12-03T11:31:29.944+01:00IVA E SKY, I SERMONI DI ILARIA D'AMICO<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjolqvoVStYhyphenhyphenJ5hL-JQrK8PeRGKRZ5ym_VAaSi5QMbMKnk_Tswhoee2Dbrq2HLNPtwtsPM70X2I0C5cJfh1ePdJvuP5Egx9U5cA3fdwJTHfFn4zfBVFPRVln2J7oEU0WcmsZcejA/s1600-h/Ilaria%2520D'Amico.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5275509500128230258" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 214px; CURSOR: hand; HEIGHT: 320px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjolqvoVStYhyphenhyphenJ5hL-JQrK8PeRGKRZ5ym_VAaSi5QMbMKnk_Tswhoee2Dbrq2HLNPtwtsPM70X2I0C5cJfh1ePdJvuP5Egx9U5cA3fdwJTHfFn4zfBVFPRVln2J7oEU0WcmsZcejA/s320/Ilaria%2520D'Amico.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;">Che poi, alla fine, il fatto più disarmante è che Silvio Berlusconi abbia timore delle tirate domenicali di Ilaria D'Amico. Più che i puntuti editoriali dei quotidiani, più che i servizi dei periodici, più che i servizi dei tg, il premier teme che il popolo della domenica, spaparanzato sul divano davanti a una bella figliola come la prosperosa Ilaria e dal livello attentivo inferiore al solito, possa beccarsi una (paradossale ma) sanissima dose di lucidià politica.</span><br /><div></div><br /><div><span style="font-family:Verdana;">Poi, come dire, che la D'Amico s'impappini ogni cinque secondi, abbia una chiarezza mentale pari allo zero - basta guardarsi una puntata del suo Exit, su La7, per verificare come il suo ruolo sia fondamentalmente relegato ad affannato arbitro dei politicanti di turno - e che si, insomma, sia retoricamente più vicina a Craxi che a Cicerone poco gliene frega. Il punto è: a quell'ora, e a quella tipologia di pubblico, e da quella tipologia di conduttrice, non deve arrivare un messaggio del genere. Dice che ne ha parlato anche ieri per telefono con Tremonti. Ma pensa.</span></div><br /><div><span style="font-family:Verdana;"></span></div><div><span style="font-family:Verdana;">Ora, questa notizia ha due risvolti. Uno positivo, l'altro deprimente. Il primo è che Ilaria D'Amico - tette a parte, ma mica tanto - è comunque una giornalista. E quando un governante si preoccupa di quel che un(a) giornalista dirà o scriverà significa, tautologicamente, che ancora non l'ha zittito/a e che quindi esiste una sacca di dissenso. È pur vero, però, che più che l'intero sistema dell'opinione pubblica e dell'informazione (si, certo: per quanto edulcorati e mummificati) a preoccupare il cavaliere è quell'oretta scarsa di Sky Calcio Show, di fronte a pochi milioni di italiani, di confusi discorsi pronunciati da una presentatrice - perché in quello spazio la D'Amico è una presentatrice. Questo, se volete, è un dato che potrebbe essere letto esattamente in modo opposto al precedente.</span></div>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-33454689977199271052008-12-02T10:40:00.006+01:002008-12-02T11:02:31.881+01:00MILANO ROVENTE: I POLIZIOTTESCHI E IL FETICISMO<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpuiNN7l0l5_WDJGnSWbeU_m3LMj99zJXy098m3EoeJLeOOyLTiEWwRKAZtjdBjlgr1hJk_FhdNB1_e0aqQb5QmdQbhd685FCq9VXyeVCgme3pKMWwy5beV_NA_896dSpIQg9l9Q/s1600-h/locandina.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5275130396375180242" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 226px; CURSOR: hand; HEIGHT: 320px" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpuiNN7l0l5_WDJGnSWbeU_m3LMj99zJXy098m3EoeJLeOOyLTiEWwRKAZtjdBjlgr1hJk_FhdNB1_e0aqQb5QmdQbhd685FCq9VXyeVCgme3pKMWwy5beV_NA_896dSpIQg9l9Q/s320/locandina.jpg" border="0" /></a><span style="font-family:verdana;">Certe volte quelli che mi stanno intorno si domandano e mi domandano perché mai i cosiddetti <em><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Film_poliziottesco"><span style="color:#000000;">poliziotteschi</span></a></em>, vale a dire i polizieschi all'italiana degli anni Settanta contaminati da infiniti altri rivoli cinematografici come lo splatter, l'horror, il noir, il western e l'erotico basati su sceneggiature spesso enfatiche e sviluppate sui fatti di cronaca nera dell'epoca, mi affascinino così tanto.</span><br /><div></div><br /><div><span style="font-family:Verdana;">Semplice, rispondo: perché sono un feticista nato. O meglio, le ragioni sono in realtà parecchie, ma tutte in un certo senso legate alla curiosità spiccata per un periodo che - ovviamente - ho anzitutto studiato sui libri, tramite i documentari, sui giornali dell'epoca. Ma che però credo debba essere intercettato anche tramite i film che vedeva mio nonno: questo perché sostengo fortemente la popolarità della cultura. È impossibile penetrare in un certo periodo ignorando le produzioni culturali alte ma anche quelle medie e basse. Bisogna padroneggiare più registri, dicono i linguisti. Sono assolutamente d'accordo.</span></div><br /><div><span style="font-family:Verdana;"></span></div><div><span style="font-family:Verdana;">Recuperare un poliziottesco ogni tanto, dunque, non è altro che un modo molto divertente - udite udite - per studiare. Studiare l'ambientazione metropolitana dell'epoca, che mi spinge a un'attenzione spasmodica per scenografie ed esterni. Oppure ritrovare certe linee di design degli oggetti, degli arredi urbani (come dimenticare gli strepitosi telefoni pubblici?), delle automobili e, ovviamente, degli abiti. Sempre tenendo a mente l'iperbole emotiva, violenta e semplicistica entro la quale la stragrande maggioranza di quel genere di sceneggiature doveva per forza essere inquadrata - anche se i lavori di Fernando De Leo, di Umberto Lenzi e di alcuni altri nomi dell'epoca meritano un'attenzione particolare per moltissime trovate registiche che, dati i mezzi a disposizione trentacinque anni fa (!!!), non erano certo così scontate.</span></div><br /><div><span style="font-family:Verdana;"></span></div><div><span style="font-family:Verdana;">Tutto questo per dire che ieri sera, grazie al servizio video on demand di Alice home tv, ho rispolverato niente meno che <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Milano_rovente"><em><span style="color:#000000;">Milano rovente</span></em></a>, pellicola datata 1972 e firmata dal maestro Lenzi, regista fra l'altro del mitico Milano odia: la polizia non può sparare.</span></div><div><span style="font-family:Verdana;"></span></div><div><span style="font-family:Verdana;"><br />PS Senza contare che molte delle vicende dei poliziotteschi sembrano davvero ricalcate sulle storie che facevano da sfondo alle evoluzioni di Diabolik nelle storie più riuscite che Angela e Luciana Giussani abbiano mai scritto, quelle appunto mandate in edicola proprio nel corso degli anni Settanta.</span></div>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-77735967431980568382008-11-26T14:51:00.006+01:002008-11-27T14:40:45.210+01:00SECOND LIFE E L'ARTE: UN RINASCIMENTO SPUNTA SUL WEB<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYUQEbBxZXQFGA1XuWF9ztqnEHbQDiEXmEW6QKNrPG0J0qqz6QxMkjhfWr7eCgEhp3YA9aXGfqVJ72kd35e8cwSKxHBalhR_s1XaH-1huoCsLOqoin_uKEhl2srtjANG5cVrtIGw/s1600-h/Are+You+Experienced+by+Gita+Rau.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYUQEbBxZXQFGA1XuWF9ztqnEHbQDiEXmEW6QKNrPG0J0qqz6QxMkjhfWr7eCgEhp3YA9aXGfqVJ72kd35e8cwSKxHBalhR_s1XaH-1huoCsLOqoin_uKEhl2srtjANG5cVrtIGw/s320/Are+You+Experienced+by+Gita+Rau.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5272965389935150114" /></a><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Si chiamano Cicciuzzo Gausman, Neupal Palen, Papper Pap, Ka Rasmuson, Hio Taringa, Gazira Babeli e, anche se i nomi non ci starebbero affatto male, non sono personaggi dei cartoon ma gli avatar di persone in carne e ossa che hanno eletto Second life a proprio universo creativo. Producono installazioni, ritratti, statue e architetture digitali. Fra di loro comandano i finlandesi – è il caso di Keiko Morigi – e, come ti sbagli, gli americani, ma gli italiani si difendono. </span></span></p><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style=" ;font-family:verdana;font-size:12px;"><br /></span></p><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Quasi tutti autodidatti e mediamente venticinquenni, realizzano opere che Mario Gerosa, curatore della mostra fiorentina Rinascimento virtuale, s’è preso la briga di suddividere in bislacchi filoni creativi come post kitch, post déco, neo pop e via battezzando. Per il momento, creano ed espongono quasi esclusivamente nel mondo targato Linden. Che, nonostante la crisi in cui pare sia entrato a giudicare dai dati dell’ultimo mese (dei quasi 15 milioni di avatar che lo popolano, meno di 900mila si sono connessi fra settembre e ottobre) sta proponendo autori di un certo interesse. Artisti che possono vantare i loro galleristi, i loro mecenati e i loro ammiratori, ma solo in versione elettronica. Sono infatti oltre 500 le gallerie virtuali che popolano Second life, ma ce n’è anche una reale, la Avatrait di Chicago, che invece commercia solo opere provenienti dalla Seconda vita. Opere che hanno raggiunto anche cifre ragguardevoli quando piazzate – nella loro versione statica tipo lambda – nei mercati del “real world”: fra i 2mila e gli 8mila euro. </span></span></p><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style=" ;font-family:verdana;font-size:12px;"><br /></span></p><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">«L’operazione – dice Gerosa – è antropologica. Su Second life, e più in generale in rete, sta sgorgando un vasto movimento di artisti che nessuno si è preso finora il compito di pesare e valutare. Manca uno statuto critico. Rischiamo che questa marea si inabissi, riconsegnando gli universi virtuali a quel tecnopotere dal quale sembravano affrancati». A Firenze, in questi giorni, si sono dati appuntamento oltre 150 artisti da tutto il mondo. Che in fondo, al di là delle magagne tecniche che ogni passaggio generazionale implica, stanno spingendo, volenti o nolenti, in una direzione: contribuire, da quell’assurdo esperimento che è Second life, a scovare stimoli per l’arte del nostro, vecchio mondo reale. Un neoumanesimo è possibile. Almeno uno.<span class="Apple-style-span" style="font-size:x-small;"></span></span></span></p><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><br /></span></p><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:x-small;">Pubblicato sul numero di novembre di </span><a href="http://www.insideart.eu/"><span class="Apple-style-span" style="color: rgb(0, 0, 0);"><span class="Apple-style-span" style="font-size:x-small;"><span class="Apple-style-span" style="font-style: italic; ">Inside Art</span></span></span></a><span class="Apple-style-span" style="font-size:x-small;">.</span></span></span></p>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-5995451896803327292008-11-21T15:59:00.007+01:002008-11-27T14:41:14.419+01:00IL MIO FRANKENSTEIN NASCOSTO - INTERVISTA A GORAN BREGOVIC<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJosrqAY_dl-ngqWpADS8PhXpiJPD-DWb-X2RoXdOPm2kBRK5AQTWug7ReTZ3GMmnBjTVhWZAOkueKEmLdbxnrbri2IlHQEFq2bGoitQZ3q_nQRjRfXRKZymg1-jfv9T-XRXkw4g/s1600-h/goran_bregovic2.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJosrqAY_dl-ngqWpADS8PhXpiJPD-DWb-X2RoXdOPm2kBRK5AQTWug7ReTZ3GMmnBjTVhWZAOkueKEmLdbxnrbri2IlHQEFq2bGoitQZ3q_nQRjRfXRKZymg1-jfv9T-XRXkw4g/s320/goran_bregovic2.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5271128895031485634" /></a><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style=" "><span class="Apple-style-span" style="font-size:medium;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Il</span><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;"> nuovo disco, </span></span></span><span class="Apple-style-span" style="font-style: italic;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Alcohol</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;"> – ultimo di una sterminata serie – è uscito da pochissimo. Vi propongo l'esito della mia chiacchierata con </span></span><span class="Apple-style-span" style="font-weight: bold;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">G</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="font-weight: bold;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">oran Bregovic</span></span></span><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;"> uscito sul numero di ottobre di </span></span><span class="Apple-style-span" style="font-style: italic;"><a href="http://www.insideart.eu/"><span class="Apple-style-span" style="color: rgb(0, 0, 0);"><span class="Apple-style-span" style="font-weight: bold;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Inside Art</span></span></span></span></a></span><span class="Apple-style-span" style="font-weight: bold;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">.</span></span></span></span></p><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style=" font-weight: bold;"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;"><br /></span></span></span></p><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style=" "><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">*</span></span></span></p><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;"><br /></span></span></p><p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Più o meno come le sbilenche composizioni che pensa e suona, in grado di alternare momenti di sterminata melanconia a scalmanate e furiose esplosioni d’ottoni, l’alfiere dello gitanismo sonoro mondiale Goran Bregovic risponde a stantuffo, come un treno che gorgogli su per qualche sdrucito dirupo bosniaco. Quasi suda, mentre impugna quell’italiano bastardo che, se possibile, aumenta quell’affascinante piglio da pestifero cantore del meticciato contemporaneo.</span></span></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue"><b><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Dal rock dei Bijelo Dugme a Karmen, passando per scuole di musica, istituti tecnici, Tito, Napoli e Kusturica: come ti senti?</span></span></b></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">«La mutazione è intrinseca all’uomo, non siamo mica alberi. Certo, se mi elenchi tutte queste cose in cinque secondi, un po’ di paura la provo. Tuttavia mi pare normale, si cambiano orizzonti. O vogliamo rimanere coi pampers addosso tutta la vita?»</span></span></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue"><b><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Forse le canzoni dei Bijelo Dugme erano la tua arma di contestazione e dunque davvero, per te, la musica è stata rivoluzione?</span></span></b></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">«Eravamo giovani e col comunismo ognuno cercava un modo di esprimere, senza razionalizzare granché, la sua diversità. Il regime spingeva all’omogeneizzazione. E il rock‘n’roll era veramente importante in tutti i paesi comunisti, più che in Occidente, dove avevate tanti altri modi di contestare».</span></span></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue"><b><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Certe sonorità balcaniche sono ormai risucchiate dal vortice della musica commerciale, penso ai Gogol Bordello: che idea ti sei fatto su quest’uso delle tradizioni locali?</span></span></b></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">«È bello vedere che, forse per la prima volta nella storia, alcune piccole culture riescono a influenzare così tanto quelle più grandi. Amo che i dj rubino il materiale balcanico, che poi torna ancora a noi e influenza i nostri giovani. Aumenta anche la convinzione nelle proprie, piccole condizioni culturali».</span></span></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue"><b><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Bartok e jazz, tanghi e ritmi slavi, suggestioni turche e vocalità bulgara. E ancora: elettronica, Iggy Pop e kelzmer. Tu come la chiami? Forse l’etichetta world music è un po’ invecchiata…</span></span></b></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">«La mia è senz’altro una musica Frankenstein. Non che spinga troppo per questo, ma è così. Sono un compositore di un posto in cui è tutto mescolato, di puro non c’è nulla. Parlo questo linguaggio, n</span></span><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">ato fra moschee, cattedrali ortodosse, sinagoghe, feste, matrimoni e funerali. Non metto etichette, sono un insider».</span></span></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue"><b><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">«Ora non mi interessa la carriera, ma solo la musica. Mi diverto a provare di tutto, dalle canzoni per bambini alle sinfonie più complesse». Dobbiamo aspettarci un’altra sterzata?</span></span></b></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">«Venivo già da una grande carriera rock, ero una star. Ma la vita ci offre altro, è un peccato sprecarla per una missione soltanto. È per questo che scrivo naturalmente, come mangio. Un giorno al ristorante, un giorno in cucina con quello che avanza. Appartengo a una contemporaneità diversa, parallela alla vostra. Non posso fare finta di essere americano».</span></span></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue"><b><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Composizioni come le tue, accompagnate dalla Wedding & funeral band, la fida fanfara di ottoni che ti segue da anni, possono contribuire a diffondere il meglio della cultura gitana rompendo gli schemi che vanno irrigidendosi?</span></span></b></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">«Nei prossimi anni l’Europa dovrà riconoscere il dono della cultura gitana anche nella sua cultura. Anche se ora sembra difficile, questi residui dovranno</span></span></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">essere riconosciuti. Il fascino della musica gitana è </span></span><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">proprio che manca un’etichetta per definirla: è un modo per sopravvivere, rubando ritmi arabi, armonie spagnole e melodie klezmer. Nasce da un bisogno, non da una moda».</span></span></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue"><b><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Una vita stracolma di viaggi, persone e musiche differenti: qual è il fondamento della tua esistenza, la certezza attorno cui ruota tutto il resto?</span></span></b></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">«Per ora sono nel periodo in cui amo immaginarmi come un compositore che può fare delle cose che difficilmente gli altri possono fare, spaziando dagli anfiteatri antichi così come al tuo matrimonio, se vuoi. Ho suonato in posti che non puoi nemmeno immaginare che esistano, per i curdi, nella loro città di Diyarbakır, a Beirut, in Islanda, in Siberia. Posso farlo grazie al privilegio di essere uno specialista dell’unico linguaggio universale: la musica. Impensabile per la religione o per la politica. Come potrei non farlo?».</span></span></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue"><b><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">Dopo tutti questi anni, rimani un alfiere della musica come strumento di pace.</span></span></b></p> <p style="margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 10.0px Helvetica Neue Light"><span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;"><span class="Apple-style-span" style="font-size:small;">«Sono in buona compagnia. Da Adorno a Schopenauer, tanta gente ha sempre pensato che sia la formula magica per compiere scelte altrimenti blasfeme».</span></span></p>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-37836822696804489112008-11-20T15:41:00.007+01:002008-11-20T15:54:41.722+01:00NO, I CAN'T<span class="Apple-style-span" style="font-family:verdana;">Pensavo di potercela fare, a sprangare le porte di questo blog. Che per me è molto più di un blog. Invece ogni tanto torno a spizzare, ad affacciarmi, a origliare. Mi faccio gli affari degli altri in casa mia – assurdo, <span class="Apple-style-span" style="font-style: italic;">nevvero</span>? Il punto è che non l'ho chiuso di netto, con decisione, troncando una storia ormai abbastanza lunga da assumere senza scampo una certa importanza. Invece, un po' vigliaccamente devo ammetterlo, ho cercato di dimenticarlo. E dimenticare è una delle contorsioni mentali più complicate, oltre che dolorose. E allora è evidente che Popimmersion non vuole/deve morire. Resistere, resistere, resistere. Il suo destino è sopravvivere. Anzi: continuare a vivere. Più e meglio di prima.</span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-16897972899550202862008-09-12T10:13:00.006+02:002008-09-12T12:34:32.477+02:00ALITALIA, I SINDACATI E UN ASSURDO GIOCO AL MASSACRO<span style="font-family:verdana;">No, che poi la cosa essenziale di questa ridicola due giorni di (finte) trattative ininterrotte è fondamentalmente la morte del sindacato. Infatti, se le sigle sindacali firmassero, sarebbero socialmente morte - basta vedere com'è stato accolto ieri mattina il più possibilista dei tre, "Bonanza" Bonanni. Se, al contrario, i tre caballeros e tutti gli altri picadores di sigle e siglette minori non dovessero firmare, probabilmente salverebbero quel poco di </span><span style="font-family:verdana;">faccia verso i loro aderenti. Aderenti che però magicamente si trasformerebbero, da una notte all'altra, in tanti <em>ex</em> dipendenti, visto che sarebbe morta Alitalia e con lei un pezzetto di paese politicamente pesantissimo - oltre che, appunto, seimila tessere sindacali. Considerando poi che ormai da anni i nuovi assunti, in tutti i settori lavorativi, si iscrivono ai sindacati con percentuali lillipuziane. Insomma: un gioco dell'assurdo che nemmeno Ionesco.</span><br /><span style="font-family:Verdana;"></span><br /><span style="font-family:Verdana;"><strong><span style="color:#ff0000;">UPDATE</span></strong>: sembra, alle 12.30 minuto più minuto meno, che Alitalia stia definitivamente morendo.</span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-56532843699596555172008-09-02T16:17:00.002+02:002008-09-02T16:20:24.712+02:00MESSA LA FRECCIA?<p align="center"><img src="http://s157.photobucket.com/albums/t56/popimmersion/bannerwebsorpasso.gif" /></p><div align="center"><br /><br /><span style="font-family:verdana;">Qui: </span><a href="http://www.rockit.it/ilsorpasso"><span style="font-family:verdana;color:#660000;">www.rockit.it/ilsorpasso</span></a></div><div align="center"><span style="font-family:verdana;">Messa la freccia?</span></div>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-84119256096174377642008-08-29T23:30:00.002+02:002008-08-29T23:39:32.150+02:00ONOMASTICA ITALIANA: FANTOZZI LIQUIDA ALITALIA<span style="font-family:verdana;">Per carità. Lo so che è facile. Forse troppo. Però, insomma, che alla fine sia Fantozzi il commissario della moritura Alitalia, pare davvero uno di quegli onomastici scherzi del destino che tanto assediano il nostro paese. Coincidenze - non ce ne voglia il povero on. avv. <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Augusto_Fantozzi"><span style="color:#990000;">Augusto</span></a> - che finiscono inaspettatamente per disvelare in maniera prorompente il Dna più autentico di questa scalcagnata nazione. (Qui mi verrebbe da aggiungere, a parte qualche altra carica a Fantozzi tipo gran. figl. di putt., uno di quei celebri versacci e mugugni alla Paolo Villaggio, tipo "mmh", "eeh?". Che farebbero tanto zibibbo sulla torta).</span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-26921173459436362322008-08-23T22:29:00.003+02:002008-08-23T22:40:17.629+02:00SCALETTE (RADIOFONICHE) DI FINE AGOSTO<span style="font-family:Verdana;">Vi <em>copioincollo</em> dal sito <span style="color:#660000;"><a href="http://www.musicaroma.it/nerds"><span style="color:#660000;">Nerdsattack</span></a> </span>la scaletta dei pezzi trasmessi oggi su <a href="http://www.radiocittaperta.it/"><span style="color:#660000;">Radio Città Aperta</span></a>, nel corso della mia ospitata (che, come auspico da anni ormai, diventerà periodica) nello spazio musicale dell'amico Emanuele Tamagnini. Ci sono cose gustose da ascoltare, chicche sconosciute e più note certezze. Per rinfrescare un'ultima, caldissima settimana d'agosto. Enjoy.</span><br /><span style="font-family:Verdana;"></span><br /><span style="font-family:verdana;">1) OASIS - The Shock Of The Lightning</span><br /><span style="font-family:verdana;">2) Joseph ARTHUR - Shadow Of Lies</span><br /><span style="font-family:verdana;">3) RATATAT - Mirando</span><br /><span style="font-family:verdana;">4) LINDA GUILALA - La Fuga de Nadia Comaneci</span><br /><span style="font-family:verdana;">5) APPARAT - Arcadia</span><br /><span style="font-family:verdana;">6) A PLACE TO BURY STRANGERS - Missing You</span><br /><span style="font-family:verdana;">7) LALI PUNA - 40 Days</span><br /><span style="font-family:verdana;">8) UNKLE - Chemistry</span><br /><span style="font-family:verdana;">9) SPEEDMARKET AVENUE - Sirens</span><br /><span style="font-family:verdana;">10) Kaki KING - Pull Me Out Alive</span><br /><span style="font-family:verdana;">11) IRON & WINE - White Tooth Man</span><br /><span style="font-family:verdana;">12) HOT CHIP - Ready For The Floor</span><br /><span style="font-family:verdana;">13) BLACK GHOSTS - Some Way Through This</span><br /><span style="font-family:verdana;">14) Elvis COSTELLO - Turpentine</span><br /><span style="font-family:verdana;">15) The RECORD'S - Money's On Fire</span><br /><span style="font-family:verdana;">16) SANTOGOLD - L.E.S. Artistes</span><br /><span style="font-family:verdana;">17) LYKKE LI - Dance Dance Dance</span><br /><span style="font-family:verdana;">18) The NOTWIST - Consequence</span><br /><span style="font-family:verdana;">19) The DIRTBOMBS - Wreck My Flow</span><br /><span style="font-family:verdana;">20) BECK - Gamma Ray</span><br /><span style="font-family:verdana;">21) CLINIC - The Witch</span><br /><span style="font-family:verdana;">22) BLONDE REDHEAD - Equus</span><br /><span style="font-family:verdana;">23) Bryan FERRY - Let's Stick Together</span><br /><span style="font-family:verdana;">24) MY MORNING JACKET - Evil Urges</span><br /><span style="font-family:verdana;">25) MASOKO - Musica</span><br /><span style="font-family:verdana;">26) ANTONY & The JOHNSONS - Fistful Of Love</span><br /><span style="font-family:verdana;">27) GNARLS BARKLEY - Run</span><br /><span style="font-family:verdana;">28) MOGWAI - Batcat</span><br /><span style="font-family:verdana;">29) The FAINT - Fish In A Womb</span><br /><span style="font-family:verdana;">30) ZUTONS - Freak</span><br /><span style="font-family:verdana;">31) WOLF PARADE - Language City</span><br /><span style="font-family:verdana;">32) SIGUR ROS - Inni Mer Syngur Vittleysingur</span><br /><span style="font-family:verdana;">33) ELEVENTH DREAM DAY - Two Smart Cookies</span><br /><span style="font-family:verdana;">34</span><span style="font-family:verdana;">) SIMIAN - LA Breeze</span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-50590542842780780642008-08-11T15:40:00.000+02:002008-08-11T15:41:47.466+02:00CIRCO(STANZE) DI PALAZZO SANT'ELIA (PALERMO)<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ0WaEsyqGhuizbno74ECcDl037yJ3v6lc24NNFtFo56JZjZKxYCEdMo6qRTjzYS2TwxIuxFK0SGysWYySQukKHhQyga1EnbSSpcOm8BctGgPfgAprOq9tXYPIoEFAHkcuXnOzgg/s1600-h/08082008118.jpg"><img style="MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 431px; CURSOR: hand; DISPLAY: block; HEIGHT: 319px; TEXT-ALIGN: center" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5233254724308170994" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZ0WaEsyqGhuizbno74ECcDl037yJ3v6lc24NNFtFo56JZjZKxYCEdMo6qRTjzYS2TwxIuxFK0SGysWYySQukKHhQyga1EnbSSpcOm8BctGgPfgAprOq9tXYPIoEFAHkcuXnOzgg/s400/08082008118.jpg" width="453" height="320" /></a><br /><div></div>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-58097080877185965312008-08-09T11:14:00.006+02:002008-08-09T11:23:08.868+02:00PER LA SERIE "I NONSENSE DEL CONTEMPORANEO": COSTRINGERE ALLA PACE<span style="font-size:100%;"><span style="font-family:verdana;">Nonostante sia allegramente a zonzo per la Trinacria, fra Palermo, Cefalù e la strepitosa riserva dello Zingaro, non posso fare a meno di <span style="font-style: italic;">copincollare</span> un titolo di <span style="font-style: italic;">Repubblica</span> letto or ora in un rapido aggiornamento online. (Prima però devo dirvi, se passate da Palermo, di visitare assolutamente la mostra "Espana 1957.2007" curata da Demetrio Paparoni a palazzo Sant'Elia: rotonda e perfetta come poche viste ultimamente). Dicevo del titolo: rappresenta una di quelle uscite giornalistiche che dicono e spiegano più di mille libri, di infinite riflessioni e decine di dibattiti. Come dire: ecco tutto.<br /><br /></span></span><div style="text-align: center;"><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:130%;"><span style="font-weight: bold;">Mosca bombarda Tbilisi</span></span></span></span><br /><span style="font-size:100%;"><span style="font-family:verdana;"><span style="font-size:130%;"><span style="font-weight: bold;">"Li costringiamo alla pace"</span></span></span></span></div>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-20461962732710479872008-08-01T22:30:00.002+02:002008-08-01T22:33:32.698+02:00GLI INTELLETTUALI NON VANNO MAI IN VACANZA?<div align="center"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJCHjRLqva5Eujgg_B1XL-WsDmiLPI4eT00mWW7xn57D40G9gv5zsFrXbg0eIYI-cKsv6J2WAqUsXXizyX_FACJLa0OZpPJvDp38Xtxu6CZJakub4CTZf74LeGWCtGNEsrbKrL6g/s1600-h/30072008102.jpg"><img style="MARGIN: 0px auto 10px; CURSOR: hand; DISPLAY: block; TEXT-ALIGN: center" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5229649692752081586" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJCHjRLqva5Eujgg_B1XL-WsDmiLPI4eT00mWW7xn57D40G9gv5zsFrXbg0eIYI-cKsv6J2WAqUsXXizyX_FACJLa0OZpPJvDp38Xtxu6CZJakub4CTZf74LeGWCtGNEsrbKrL6g/s400/30072008102.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;"><strong> <em>Curate, ut valeatis!</em></strong></span></div>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-34935119014491561112008-07-22T09:59:00.005+02:002008-07-22T10:35:02.765+02:00L'ITALIA MUSICALE PER IL TIMES: «UNTAPPED CORNER OF THE ROCK WORLD»<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXW1s3s-YZBklAdPvZW0wpPgrzkiWX7rpXvhoS5SGAOOE_DeOSO1STS-5QtsWIMnFk-WpNzm_3XcN7k9aIZanwGjQQEe3f6VTPiQBgjWFHul00aYdf_OG178B1EMUtQr7j7fr8fg/s1600-h/disco-drive-front.jpg"><img style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5225751420124762354" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXW1s3s-YZBklAdPvZW0wpPgrzkiWX7rpXvhoS5SGAOOE_DeOSO1STS-5QtsWIMnFk-WpNzm_3XcN7k9aIZanwGjQQEe3f6VTPiQBgjWFHul00aYdf_OG178B1EMUtQr7j7fr8fg/s400/disco-drive-front.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;">Mi era sfuggito, un paio di giorni fa, <a href="http://entertainment.timesonline.co.uk/tol/arts_and_entertainment/music/article4352105.ece"><span style="color:#660000;">questo articolo</span></a> del <em><span style="color:#660000;"><a href="http://www.timesonline.co.uk/tol/news/"><span style="color:#660000;">Times online</span></a> </span></em>che ho recuperato attraverso <a href="http://www.rockit.it/pub/n.php?id=11380"><span style="color:#660000;"><em>Rockit</em></span></a>. Il giornalista Robert Collins tenta di analizzare la situazione della musica (indie) rock nostrana (già questa mi pare una notizia) anche attraverso le dichiarazioni di gente come Settlefish, Disco Drive (<em>nella foto</em>), Cut e Verdena. Obiettivo: capire come mai è (sempre stato) complicato incontrare una band italiana all'estero.</span><br /><span style="font-family:Verdana;"></span><br /><span style="font-family:Verdana;">Punto primo: mi pare che, dopo mesi di merda scaricata sul nostro paesetto sotto ogni genere di aspetto, i toni siano sostanzialmente differenti e che insomma, si, essere definiti dal <em>Times</em> «<em>untapped corner of the rock world</em>» non sia proprio malaccio. In un certo senso, infatti, il pezzo di Collins serve proprio a sottolineare il potenziale di una scena che però, per vari motivi, non varca i confini della penisola italica - e spessissimo nemmeno quelli della propria area geografica, aggiungerei.</span><br /><span style="font-family:Verdana;"></span><br /><span style="font-family:Verdana;">Punto secondo: non mi pare che le ragioni che ne escono siano particolarmente pregnanti. Corrette, senz'altro, ma non determinanti se si gira la faccia all'Europa attingendo ad altre esperienze. La difficoltà di abbandonare la lingua italiana/imposizione di cantarci da parte delle major, la preferenza per un piccolo ma sicuro cachet in Italia piuttosto che l'avventura all'estero, l'assenza di una struttura di etichette ferrate per i rapporti oltre confine etc.: tutto giustissimo. </span><br /><span style="font-family:Verdana;"></span><br /><span style="font-family:Verdana;">Mi domando però se, mondo anglosassone a parte e nemmeno tutto, in realtà decine di band, provenienti dai più assurdi paesi del globo, non abbiano affrontato le medesime difficoltà. Alcune superandole, altre no, come sempre succede. Penso ai Sigur Ros, che certo beneficiano di quell'alone di esotismo che regala loro una lingua così strana come l'islandese, ma che un po' di tempo ne hanno impiegato per uscire. E come loro molte altre formazioni.</span><br /><span style="font-family:Verdana;"></span><br /><span style="font-family:Verdana;">Insomma, mi pare che le ragioni siano al contempo più complicate e più semplici. Da una parte c'è che l'Italia in ambito rock non ha mai avuto una tradizione entusiasmante sotto il profilo dell'esportazione, tranne piccole straordinarie gemme. E questo a causa di un misto fra pregiudizi, difficoltà strategiche e carenza effettiva di originalità. Dall'altra è tutto molto più semplice e, in un certo senso, «<em>if you’re willing to get 100 bucks and sleep on the floor, you can get a show anywhere</em>», come dice Jonathan Clancy nel pezzo. </span><br /><span style="font-family:Verdana;"></span><br /><span style="font-family:Verdana;">Al momento materiale (originale e di sostanza) per poter dire qualcosa all'estero ce n'è. Speriamo che fra qualche tempo non saremo ancora qui a spippettarci sul <em>Live in Usa</em> della Pfm e a doverci sorbire le stronzate degli spocchiosi divetti locali convinti che Milano e Roma siano il centro del mondo. Quando sono, a malapena, il centro d'Italia.</span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-52493570445744984472008-07-19T16:50:00.003+02:002008-07-19T17:07:53.093+02:00INTERVISTA A GIOVANNI ALLEVI, UNA BACCHETTA STREGATA<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkncBoDyWf7Io8LqlPmsDBjYLikDEy1eWuL5xB5SNtlyeFg1KaQY7D6lavgaBKLqghOJbaSutRycsxI8EXZ0s8xLJJRC8vUgppgxmx2wd3TK5trnFdCU8aLK9YcBFVOxEhwQ-lKA/s1600-h/allevi2.jpg"><img style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5224738771292955778" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkncBoDyWf7Io8LqlPmsDBjYLikDEy1eWuL5xB5SNtlyeFg1KaQY7D6lavgaBKLqghOJbaSutRycsxI8EXZ0s8xLJJRC8vUgppgxmx2wd3TK5trnFdCU8aLK9YcBFVOxEhwQ-lKA/s400/allevi2.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;">C’è la gioia incontenibile di un poppante smanioso di ficcare le dita ovunque e la tigna granitica di un navigato compositore, nei sussurri di Giovanni Allevi. Che fioccano spumosi come i riccioli che popolano la sua capoccia imbottigliata di semiminime. Navigato, d’altronde, comincia a esserlo: “Evolution” è il sesto lavoro, il primo sinfonico dopo cinque dischi di piano solo. «È una specie di download ammaliante: la musica è una strega portentosa che non mi ha mai lasciato scampo. Prendere o lasciare».<br /><strong>Parto dal titolo: è l’Allevi compositore o l’esecutore il protagonista dell’evoluzione?</strong><br />«Assolutamente il compositore, che spicca in tutto il suo splendore. Non ho dubbi».<br /><strong>Spesso insisti sulla categoria della “contemporaneità” per illustrare il tuo lavoro: dopo la musica atonale, sei il fondatore della nuova musica classica contemporanea?<br /></strong>«Intanto, dopo la stagione atonale c’è stato il minimalismo statunitense, negli anni ’60. Detto questo, non saprei dire se sono fondatore o esponente di un nuovo approccio alla classica, non estremizzo alcun aspetto. La mia è musica punto e basta, immediata e complessa, di stampo europeo».<br /><strong>E invece l’arte contemporanea, così trasversale e liquida, riesce a stimolarti?</strong><br />«Dell’arte contemporanea mi entusiasma l’enorme dinamismo, più che la contaminazione. E il fatto che goda di immediata considerazione, soprattutto dal pubblico. Cosa che non avviene quasi mai, con le nuove idee musicali. Io sono un’eccezione».<br /><strong>Sei il musicista classico più pop: un grimaldello per avvicinare i giovani all’universo della classica?</strong> «Pensavo fosse una battaglia persa. E invece ho scoperto che anzitutto la musica, e poi l’immagine, sono riuscite a stabilire una connessione con tantissimi ragazzi. Ma il problema della popolarità della classica è solo novecentesco: prima era per tutti».<br /><strong>La tua storia ricalca le vicende dei predestinati. Ma anche di una volontà rigorosa di fare della musica la propria vita: quanto destino e quanta volontà coesistono a oggi, luglio 2008?</strong><br />«La volontà è tutto. La mia è ferrea, ai limiti dell’extraterrestre. Se pensi a tutta la fatica e il lavoro notturno per registrare “Evolution”, nel corso dello scorso tour. No, non ci credo, alla fortuna».<br /><strong>Forse una ce n’è, però: quella di nascere con una grande passione che ci guidi per la vita?</strong><br />«Certo: quello è l’ingrediente fondamentale. E infatti se quella stregaccia che è la musica non mi avesse accalappiato e costretto a immolarle l’intera mia esistenza, non ci sarebbe stata volontà di sorta».</span><br /><div><span style="font-family:Verdana;"></span></div><br /><div><span style="font-family:Verdana;">*</span></div><br /><div><span style="font-family:Verdana;"></span></div><div><span style="font-family:verdana;"><strong>L'ARTISTA</strong></span></div><div><span style="font-family:verdana;"><em>Un rivoluzionario in tour per tutta l'estate</em></span></div><div><span style="font-family:verdana;"></span></div><div><span style="font-family:verdana;">Giovanni Allevi, protagonista indiscusso di un’inedita stagione della musica classica segnata dall’affermazione di una nuova intensità ritmica e melodica europea, nasce il 9 aprile 1969 ad Ascoli Piceno. Doppiamente diplomato al conservatorio (pianoforte a Perugia e composizione a Milano) e laureato in filosofia a Macerata, viene notato nel 1997 da Jovanotti che gli pubblica il primo disco, “13 dita”, e lo fa suonare nei suoi tour. Sei anni dopo arriva il secondo disco, “Composizioni”. Nel frattempo riceve infiniti riconoscimenti e suona in mezzo mondo, da Hong Kong agli Usa. Il terzo album, “No concept”, nasce appunto a New York e viene pubblicato nel 2005. L’ultimo disco piano solo – a parte il doppio “Allevilive” – è “Joy”, del settembre 2006: clamoroso successo che sfonda le 100mila copie. Di quest’anno è il primo libro, “La musica in testa”: filosofia della musica. “Evolution” (Bollettino/Ricordi-Sony Bmg) è il sesto lavoro, realizzato con un’orchestra sinfonica di trenta elementi, “I virtuosi italiani”. Con loro, Allevi sarà in tour per tutta l’estate: da Lignano (12 luglio) a Ostia Antica (16 luglio), passando per molte altre tappe fra cui Alessandria (27 luglio), Lecce (3 agosto) con chiusura a Palermo e Taormina (28 e 29 agosto).</span></div><br /><div><span style="font-family:Verdana;"></span></div><br /><div><span style="font-family:verdana;font-size:85%;">© 2007 Guido Talarico Editore - </span><a href="http://www.insideart.eu/"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;color:#660000;">Inside Art</span></a></div>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-52074205267457170842008-07-18T01:02:00.010+02:002008-07-18T01:11:44.667+02:00PERSONAL PORNO: E SE DOMANI GODESSIMO DAVVERO?<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWWhjWCldePYtqm0l96eOa8WKIYsTn_XeA9mteGI-jjaqXkRhWyBtBR7-xiyNnNNVCIVump363GVmkFaakJLuhUbREdFJ5zADE4ovywr-eF_uZNK9h-hwID4nzfLW6jXNfM8SYgw/s1600-h/immagine.jpg"><img style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5224123281728642098" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWWhjWCldePYtqm0l96eOa8WKIYsTn_XeA9mteGI-jjaqXkRhWyBtBR7-xiyNnNNVCIVump363GVmkFaakJLuhUbREdFJ5zADE4ovywr-eF_uZNK9h-hwID4nzfLW6jXNfM8SYgw/s400/immagine.jpg" /></a><span style="font-family:verdana;">C’è Morgana, la star. Roberta e Luana, due facce di un'inedita Doctor Jeckyll tutta al femminile, la mattina studentessa e il pomeriggio pruriginosa <em>camgirl</em>. E poi ancora la casalinga Ophelia. E Maliziosa Chanel con compagno (partecipante) annesso. Sembra un'armata felliniana d'altri tempi, solo rieditata nel nuovo millennio. Non è altro, invece, che l'avanguardia del nuovo sesso, quello che d’altronde le società liquide si meritano e si ritagliano su misura: il personal porno.</span><br /><br /><div><div><span style="font-family:verdana;"></span></div><div><span style="font-family:verdana;"><strong>Federico Ferrazza</strong>, giornalista che scrive di scienza e tecnologia su «L’espresso», sul «Sole 24 Ore» e sul «Venerdì di Repubblica», trattiene il respiro e si immerge nel pieno dell’alta marea montante dell'arcipelago erotico e pornografico internettiano. Lo fa andando a ficcare il naso, con approccio impeccabile e continuamente ligio a preservare l'accessibilità anche al lettore meno avvezzo a certi gerghi e a certi luoghi virtuali, in ogni minuto meandro della faccenda. In un crescendo continuo, che dalla disamina attenta e tecnicissima dell'inedito e redditizio mestiere di <em>camgirl</em> – con cui tante vostre figlie e nipoti si pagano l'università e la macchina nuova – arriva fino agli aspetti pesanti e sonanti del vecchio mercato pornografico catapultato nella crisi dal porno 2.0, Ferrazza seziona con certosina accuratezza ogni implicazione, necessità e potenziale sviluppo delle nuove modalità con cui provare sensazioni su internet.</span></div><br /><div><span style="font-family:verdana;">Ne emergono almeno tre punti esiziali. Il primo è la comprensione che, anche grazie a un'analisi di questo tipo, nella nuova pornografia online sta accadendo esattamente quanto avviene in ogni altro ambito "ricreativo" grazie alla rete: Ugc, <em>user generated content</em>, dicono gli anglosassoni e gli espertoni. Con parole nostre: partecipazione e condivisione di contenuti realizzati in piena autonomia. Il secondo è che lo sfruttamento economico di questo genere di contenuti è ormai anni luce dal mero dilettantismo: stanno crescendo e pascendo piccoli imperi – dal mondo virtuale <em>Red light center</em> a <em>You porn</em> e compari fino all'oggettistica tecnologica di alto livello, vedi alla voce <em>iPorn</em> – che hanno il pregio di non tener fuori nessuno, nemmeno la venticinquenne che vende biancheria intima per 40 euro a pezzo e chiede 3 euro al minuto per uno strip davanti al computer. Racimolandone anche 2 o 3mila, alla fine del mese grazie alla sinergia col portale <em>Ragazzeinvendita.com</em>. E soprattutto facendosi pietra angolare dell'intero discorso. Terzo: esattamente come nel mondo delle major discografiche e cinematografiche, anche i colossi dell'old porn stentano ad architettare contromisure bilanciate ed efficaci per contenere le mastodontiche perdite che fanno segnare senza sosta. Qualcuno si muove (timidamente), altri vivacchiano con i diritti dei vecchi film, altri ancora schiamazzano senza comprendere. Intanto il mercato dei dvd crolla e la Rete comanda flussi e incassi con l'interattività e la prospettiva (abominevole?) di poter un giorno trasmettere sensazioni nervose da incanalare e godere tramite appositi terminali, oltre che immagini statiche e in movimento.</span></div><br /><div><span style="font-family:verdana;"><em>«Quando l’esperienza dell’utente sarà arricchita dal senso del tatto e sarà quindi possibile stimolare una persona a distanza ci si potrà davvero immergere in un mondo virtuale» </em></span></div><div><span style="font-family:verdana;"><strong>Brian Schuster</strong> – Amministratore delegato <em>Utherverse/Red light center</em>.</span></div><br /><div><span style="font-family:Verdana;"><em><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkO07IghzQHyowlsbJ_VHPzzoWpu350XuyIBXaFPV1dAV0EJ7H6b6fDkXMNqISGhw8NJv5YHNyjAu0ckuuTfau1eMhqiNxt_c4EAWs942bb9RJQNalyFf8KZeCQSHPwb2Xigs5TQ/s1600-h/2599498.jpg"><img style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 95px; CURSOR: hand; HEIGHT: 138px" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5224123580556458514" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkO07IghzQHyowlsbJ_VHPzzoWpu350XuyIBXaFPV1dAV0EJ7H6b6fDkXMNqISGhw8NJv5YHNyjAu0ckuuTfau1eMhqiNxt_c4EAWs942bb9RJQNalyFf8KZeCQSHPwb2Xigs5TQ/s400/2599498.jpg" width="116" height="149" /></a>Federico Ferrazza</em></span></div><div><span style="font-family:Verdana;"><em>Personal porno </em></span></div><div><span style="font-family:Verdana;"><em>Fazi Editore </em></span></div><div><span style="font-family:Verdana;"><em>222 pagine</em></span></div><div><span style="font-family:Verdana;"><em>16 euro</em></span></div><br /><br /><div><span style="font-family:verdana;"></span></div><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"></span></div><div><span style="font-family:verdana;font-size:85%;"><div><br />(Via </span><a href="http://www.xtm.it/"><span style="font-family:verdana;font-size:85%;color:#660000;">Extra! Music Magazine</span></a>)<span style="font-family:verdana;font-size:85%;">.</span></div></div>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-19723358420041843072008-07-16T09:49:00.003+02:002008-07-16T09:58:58.840+02:00LA CULTURA IN ITALIA: SULL'ORLO DEL BARATRO? I NUMERI DEL V RAPPORTO FEDERCULTURE<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjldbxRzh_2L7EuH4-jCiB4aICiGMo_HaQRCMMuyTHU1I_guqGFYcs88K3He3VXuROvf2-fyi25oI6wiadDdxM9OmvbmASqlothyphenhyphenJ6i7MTtmvi3yWogaiqB1YqanebKmAjsqxV9Hg/s1600-h/005dx00.jpg"><span style="font-family:verdana;"><img style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5223516648804090018" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjldbxRzh_2L7EuH4-jCiB4aICiGMo_HaQRCMMuyTHU1I_guqGFYcs88K3He3VXuROvf2-fyi25oI6wiadDdxM9OmvbmASqlothyphenhyphenJ6i7MTtmvi3yWogaiqB1YqanebKmAjsqxV9Hg/s400/005dx00.jpg" /></span></a><span style="font-family:verdana;">Ieri è stato diffuso il V rapporto di <a href="http://www.federculture.it/"><span style="color:#660000;">Federculture</span></a>, l’associazione nazionale dei soggetti pubblici e privati che gestiscono le attività legate alla cultura e al tempo libero diretta da <a href="http://www.zam.it/home.php?id_autore=1271"><span style="color:#660000;">Giorgio Van Straten</span></a>. Inutile dire che il quadro che ne esce, come al solito per questo martoriato paese, è in chiaroscuro tendente al fuligginoso.</span><br /><span style="font-family:verdana;"><br />Il dato fondamentale è che non riusciamo, come amano dire tanti top manager, a “fare sistema”. La produzione culturale – e addirittura l’esportazione – sono floridi, il punto è che non si riesce ad architettare una struttura adeguata per offrirla. Ecco dunque che balzano fuori dati solo apparentemente contraddittori, tipo la nostra leadership nella produzione del design e la seconda posizione per esportazione di “prodotti creativi” (dall’artigianato agli audiovisivi ai new media) che cozzano con «<em>una visione della cultura ancora identificata quasi escplusivamente con la conservazione del patrimonio artistico, o piuttosto legata al tempo libero, quasi sempre considerata una spesa più che un investimento</em>». Qualche numero chiarirà la situazione: l’Italia è al <strong>17°</strong> posto in Europa per quota di Pil destinata a investimenti in ricerca e sviluppo e la nostra migliore univerità si colloca alla <strong>173°</strong> posizione nella graduatoria dei migliori atenei del mondo.<br /><br />Il bilancio dei Beni culturali, come avevo già avuto modo di anticipare su <a href="http://www.insideart.eu/"><span style="color:#660000;">Inside Art</span></a> di questo mese, subirà tagli sostanziosi. Da sempre fanalino di coda, la manovra triennale di Tremonti sottrarrà al ministero <strong>900 milioni di euro</strong>, e altri <strong>150</strong> sono già stati detratti dalle voci legate allo spettacolo e alla tutela del paesaggio per tagliare l’Ici. E anche sperare nei privati – come auspica il neo ministro Sandro Bondi – è cosa vana: in Italia la cultura resta il settore dove investono di meno: il <strong>15%</strong> contro il <strong>63%</strong> dello sport e il <strong>22%</strong> della solidarietà. Tuttavia grazie ad alcune agevolazioni fiscali, negli ultimi due anni i finanziamenti privati – in testa le banche - sono cresciuti del <strong>5%.</strong><br /><strong></strong><br />Nonostante alcuni progetti come il <em>Creative brain, new talents for the new economy</em> (10 milioni di sterline per 5mila nuove occasioni per giovani creativi e istituti di collegamento scuola-lavoro) messo in piedi dal governo inglese siano purtroppo inconcepibili da noi, la voglia di cultura c’è e tiene. Nel 2007 le famiglie italiane hanno speso alla voce cultura <strong>61,5 miliardi</strong> di euro <strong>(+2,3%</strong> sul 2006), il <strong>6,83%</strong> del bilancio famigliare, che è comunque molto al di sotto della media Ue a 27 (<strong>9,4%</strong>). Cresce il teatro <strong>(+23%</strong> negli ultimi 10 anni) e i concerti (<strong>+17,3%</strong>). Tutto sommato i prezzi di concerti, musei e teatri crescono solo del <strong>3,3%</strong>. Tuttavia, per scovare il primo museo italiano in termini di visitatori bisogna scalare al settimo posto (Musei Vaticani), molto dietro al Louvre e al Centre Pompidou di Parigi.<br /><br />Infine qualche nota sul turismo. Nel 2007 ci siamo piazzati al <strong>quinto</strong> posto per attrattività e grado di notorietà internazionale, dietro ad Australia, Usa, Uk e Francia. Questo nonostante stazioniamo ancora al <strong>primo</strong> posto per il patrimonio artistico e culturale e al <strong>secondo</strong> per quello storico.<br /><br />Ne esce insomma un quadro confortante sotto il profilo della sostanza: creativi, giovani e famiglie tengono botta. Si produce, si realizza, si concepiscono nuove idee. Diviene però un problema mettere a frutto questi spunti, concedersi un concerto in più, fare della propria passione un mestiere serio e che trovi sbocchi essenziali. Scovare risorse e opportunità. Non è un caso che, guarda la coincidenza, un giovane artista romano, <a href="http://www.matteobasile.com/"><span style="color:#660000;">Matteo Basilè</span></a>, mi abbia detto poco tempo fa durante un’intervista per un’inchiesta che uscirà su Inside Art di settembre, che Roma e l’Italia sono luoghi magnifici per creare. Ma diabolici per fare dell’arte un mestiere. </span><br /></span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-58779708131883341152008-07-15T10:12:00.002+02:002008-07-15T10:16:30.985+02:00PARTITA RAI 4, LA TV DEI GIOVANI?<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh_fuBvhH-6hGQCVR4GEyrGS-6lOgKlYFDOlyVNVsudxa6LcggBkzu87leMQQ65ww9qEAU_pexReNT8jtd9ar4yNzOIeJsTnWXPONw1ZJvj6uZ3HtKH4WkFNvms4KV_7fzqB0MNw/s1600-h/UFFICIO_STAMPA_VISUALIZZA_IMMAGINE_PRINCIPALE.gif"><span style="font-family:verdana;"><img style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5223150834580186258" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh_fuBvhH-6hGQCVR4GEyrGS-6lOgKlYFDOlyVNVsudxa6LcggBkzu87leMQQ65ww9qEAU_pexReNT8jtd9ar4yNzOIeJsTnWXPONw1ZJvj6uZ3HtKH4WkFNvms4KV_7fzqB0MNw/s400/UFFICIO_STAMPA_VISUALIZZA_IMMAGINE_PRINCIPALE.gif" /></span></a><span style="font-family:verdana;">Ieri sera è partita Rai 4. Si, avete capito bene, voi che non pedinate come segugi le magagne della televisione. Lo zampino è quello di un mio vecchio professore all’università Roma Tre, il mitologico <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Freccero"><span style="color:#660000;">Carlo Freccero</span></a>, già <em>enfant prodige</em> della tv italiota e transalpina. Sul quale, attualmente a capo di Raisat, ricade la diretta responsabilità della nuova emittente in chiaro su digitale terrestre.</span><br /><span style="font-family:verdana;"><br />I primi segnali sembrano decisamente confortanti. La logica, per così dire, è quella della tv 2.0, per ricalcare l’ormai frusta definizione di Web 2.0. <em>«L’obiettivo</em> – ha dichiarato Freccero - <em>sarà quello di trasformare, in alcuni casi, gli spettatori in autori, capaci di contribuire a creare alcuni dei programmi che andranno in onda con i materiali che propongono in rete. Il web sarà, quindi, per Rai4 una fonte formidabile di raccolta».</em> Molte emittenti hanno cominciato a farlo già da tempo – per non parlare della <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/IPTV"><span style="color:#660000;">IPTv</span></a> – ma che ci arrivi la Rai, e con un progetto sotto l’egida di Freccero, non è evento da poco. Soprattutto per l’aria pesante che si respira di questi tempi nell’emittente di stato.<br /><br />Complicato sbilanciarsi su quello che sarà Rai 4 dal prossimo autunno. Sembra che debba dunque diventare una tv giovane, che possa lottare (impresa titanica, anche considerando l’ancora limitata diffusione dei decoder digitali, che tuttavia potrebbe aumentare visto il prossimo aumento delle tariffe per lo sport di Sky) con Italia 1 e MTv. La rete di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Campo_Dall"><span style="color:#660000;">Antonio Campo Dall’Orto</span></a>, in particolare, ha imboccato già da un paio d’anni la strada della tv interattiva grazie alla trasmissione “<a href="http://www.mtv.it/tv/programmi/serie/index.asp?id_prog=343"><span style="color:#660000;">Your Noise</span></a>”. Per ora, comunque, tanti bei film (ieri sera “Elephant” di Gus Van Sant) e una striscia di seconda serata (autentica seconda serata: si inizia alle 22,30!) popolata da diversi serial cult statunitensi, da “Day Break” a “Six Degrees” passando per “Wath about Bryan” fino a “Codice Matrix” e “Veritas”. A seguire, in terza serata e quotidianamente, l'appuntamento con “Alias”.<br /><br />Infine, ma è davvero difficile dire se questa sarà una caratteristica costante, non ci sono interruzioni pubblicitarie. Che non è male, visto il peso insostenibile che hanno ormai gli spot su tutte le generaliste nostrane. Rimane comunque il fatto che un’impresa del genere, fra le rare professionalità a disposizione della Rai, non poteva che essere affidata a Carlo Freccero. Speriamo non faccia la fine della prima tornata di emittenti digitali – ricordate <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Rai_Futura"><span style="color:#660000;">Rai Futura</span></a>? – tutte miseramente chiuse dopo pochi mesi.</span><br /></span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-19041353.post-44411846283580946172008-07-13T19:05:00.002+02:002008-07-13T19:22:20.625+02:00DIRITTI D'AUTORE, L'UE DÀ UNA BOTTA AL CERCHIO E UNA ALLA BOTTE<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpNqqSu67J47NZlkKwWpNnqSqpX2yjcRJGqAKwvcYgpNiFXcXgu3GXgw8o_SjSrC_77pR8P3uAJp22aUuEsbnm-UvDSV_LosXWZHeRY9uHn0Vdjg4wI62mWt7gK87AUV30B3Pbaw/s1600-h/siae.jpg"><span style="font-family:verdana;"><img style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5222548649758359618" border="0" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpNqqSu67J47NZlkKwWpNnqSqpX2yjcRJGqAKwvcYgpNiFXcXgu3GXgw8o_SjSrC_77pR8P3uAJp22aUuEsbnm-UvDSV_LosXWZHeRY9uHn0Vdjg4wI62mWt7gK87AUV30B3Pbaw/s400/siae.jpg" /></span></a><span style="font-family:verdana;">Da mercoledì prossimo il mercato dei diritti d’autore musicali rischia di cambiare faccia. Come hanno infatti riportato (in maniera piuttosto confusionaria, a dire il vero) molti quotidiani di oggi, il commissariato europeo alla concorrenza, capitanato dall’olandese <a href="http://ec.europa.eu/commission_barroso/kroes/index_it.html"><span style="color:#660000;">Neelie Kroes</span></a>, proporrà un pacchetto di misure che si spera possa servire a smuovere le torbide acque di questo intricato settore. </span><br /><span style="font-family:verdana;"><br />Due, in sostanza, i provvedimenti significativi. Il primo mette sotto accusa la <a href="http://www.cisac.org/"><span style="color:#660000;">Cisac</span></a>, Confederazione internazionale detentori diritti, in merito ad alcuni aspetti dei contratti di cessione diritti d’autore architettati da questa sorta di ragnatela delle diverse Siae internazionali. In particolare, la Commissione proporrà che i vincoli tuttora esistenti relativi alla compravendita delle licenze di riproduzione siano eliminati.<br /><br />Allo stato attuale, infatti, l’accesso al materiale musicale (ma non solo) estero è possibile esclusivamente attraverso la società per i diritti d’autore della propria nazione, senza possibilità di individuare e scegliere i “compensi” da versare più vantaggiosi nelle Società per i diritti degli altri membri europei. Per acquistare i diritti, per esempio, di un brano di un artista tedesco che accompagni i titoli di coda di un film italiano, la produzione nostrana deve obbligatoriamente rivolgersi alla Siae, senza nemmeno l’opportunità di vagliare i prezzi della Gema, l’istituto teutonico o di un altro istituto ancora. Niente concorrenza, prezzi alti e inamovibili, mercato chiuso: questo il ragionamento degli uffici della Kroes. Per questo sembra che la Commissione darà infine ragione al colosso Bertelsmann, che nel 2000 aveva sporto una denuncia all’Ue proprio a causa del fatto che ogni emittente del proprio gruppo editoriale dovesse di volta in volta rivolgersi alle Società dei vari paesi in cui operano per acquisire i diritti: una società che voglia acquistare i copyright potrà dunque farlo attingendo all’intero mercato delle consociate europee, scegliendo il miglior prezzo.<br /><br />Molti si sono opposti, dichiarando che si darà così il via a una corsa al ribasso nelle cessioni dei copyright. D’altra parte c’è anche da dire che attualmente non tutti sono in regola. Non tutte le emittenti e i privati che vogliano farne uso, infatti, acquistano e pagano regolarmente i diritti d’autore. Anzi, si tratta di una minoranza. A fronte di una tariffa più accessibile, dunque, c’è da sperare che chi è fuori legge possa così mettersi in regola e che quel che si perderebbe abbassando i prezzi, si recupererebbe tramite l’emersione delle miriadi di società che se ne infischiano del diritto d’autore.<br /><br />L’altro punto all’ordine del giorno, più controverso,consiste nell’allungamento dello sfruttamento del diritto d’autore da 50 (ma in Italia era già fissato a 70 anni) a 95 anni dalla morte dell'ultimo coautore. Questa scelta appare tuttavia come un regalo alle società di edizioni – più che alle case discografiche, come erroneamente affermano alcune testate. Una dannosa concessione ad artisti (e soprattutto a estranei nipoti e pronipoti che mangiano sulla creatività di nonni e bisnonni, tipo Hugh Grant in “<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/About_a_Boy_-_Un_ragazzo"><span style="color:#660000;">About a boy</span></a>”) che continueranno a percepire i diritti, attraverso le società editrici, anche per brani e composizioni depositate dai loro vecchi oltre mezzo secolo prima.<br /><br />Davvero l’ultimo dei modi per aiutare il mercato editoriale musicale, e quindi discografico, a darsi una scossa. </span><br /></span>Simonehttp://www.blogger.com/profile/06524274689953592032noreply@blogger.com0