Dicembre, mese bellobrutto, biancobianconeronero, mese burlone apparentemente lungolungo in realtà cortocorto. Comunque: dicembre, tempo di bilanci.
E' inevitabile, l'attività intima ed estremamente delicata del porsi questioni e, soprattutto, del tentare di tirare le somme.
Sembra qualunquismo da pochi euro: sono le dinamiche della vita di t-u-t-t-i.
Al di là dei bilanci personali - di cui forse parlerò oltre - come ogni anno da tutte le testate per cui collaboro mi arrivano pressanti richieste di top 5, top 10 e cose simili. Che, in buona sostanza, detesto. Ma che editorialmente sono molto apprezzate: i lettori amano sgusciare nei gusti degli scribacchini.
E allora, in tutte quelle che ho stilato fino ad ora, ma proprio fino ad ora ora - che sono sul divano in salotto davanti alla Bignardi - compare sempre un formidabile trio che voglio consigliarvi, sebbene il nome non sia così "felice": NoHayBanda Trio.
Tre musicisti fenomenali - Marcello Allulli, Fabio Recchia, Emanuele Tomasi - danno vita ad un tripudio del jazz-core. Ad un prog-jazz. Ad una cosa che, qualsiasi etichetta gli appiccichi, sbagli.
Perché è una cosa sola: elegante potenza.
Il disco si chiama (tsuzuku). Trovate la recensione di lato. E qualche altra informazione qui.
Se avete un amico-parente-fidanzato-nonno-collega-bambino-figlio-cane-gatto-mucca che apprezza una musica di eccezionale contemporaneità - certo non facile, ma enormemente stimolante - allora avete il materiale giusto davanti.
Lo so, è un post un po' grigio ma di venerdì sera, dopo una settimana di lavoro, di articoli arrivati da mezzo mondo, di titoli e titoletti in cinque lingue diverse, di banner, biografie, siti, e-mail, Skype. Ma anche di palestre, di università e di tantissime altre cose...insomma, dopo tutto questo, uno il venerdì sera spara un disco dei Brand X e si lascia andare. Eccheccazzo.
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