3.5.07

Ma i baroni sono mafiosi?

Devo dire che una trasmissione come Annozero di questa sera ci mancava. Ci mancava un bel po'.

Non mi interessa la faziosità di Michele Santoro - punto che spesso i suoi detrattori cavalcano forsennatamente tentando, matematicamente, di colpire le sue produzioni. E' argomento limitante. Non me ne può fregare di meno - e condivido anche, ma è affar mio -, se uno poi riesce a portare avanti oltre due ore di programma come quelle di questa sera. Non ha proprio, come dire, importanza "linguistica". Non inceppa la trasmissione. Anzi.

Due ore, dunque, dedicate alle raccomandazioni, al familismo nel mondo universitario e, in particolare, all'agghiacciante pratica - tristemente nota, per altro - di tutto quel marasma di favori, raccomandazioni appunto, segnalazioni etichettato con l'orribile epiteto di parentopoli.

Inutile spaziare in tutta la penisola col rischio di perdere di vista il nocciolo della questione. Stefano Maria Bianchi e compagni sono andati a mettere il dito - un po' a colpo sicuro - al Policlinico di Bari, coacervo dei tumori familistici nostrani. Dove un direttore di dipartimento se non è figlio di un preside non entra. Niente da fare.

Due ore che - considerando l'incarognimento e al contempo la scontatezza del tema - sono state assai scorrevoli. Spesso affidando la parola ai giovani in studio, cervelli in fuga o cervelli esauriti da vessazioni e umiliazioni intellettuali (e no) di ogni genere. Appoggiandosi ad ospiti che hanno saputo, ciascuno, procedere sinfonicamente - Mussi, Marino, Della Vedova principalmente. Ma anche l'attenta Camila Raznovich, pur banalotta. Oltre agli usuali bombardamenti di Marco Travaglio.

Rimane però un'osservazione che nessuno ha fatto. E mi spiace.
Vale a dire: nessuno ha posto in evidenza come questo genere di pattern comportamentale e morale nelle università, nei centri di ricerca, negli impieghi pubblici sia - come dire - niente meno che la controparte "accettabile", presentabile e tacitamente condivisa di un approccio mafioso. E' la mafia dentro casa. E' la mafia dei borghesi.

Cioè: che anche quel comportamento, quel modo di ragionare, la sconfortante omertà e disillusione di tanti giovani e il ritenere che una situazione del genere - bravo Bianchi ad insistere su questo punto - sia una situazione "di natura" debba essere marchiato - culturalmente - come atteggiamento mafioso.

Ecco: nessuno lo ha detto. Ma tutti lo sanno.

0 hanno detto la loro: