Claudio e Fabrizia, due giovanissimi sposi romani, mentre erano alle prese con le foto di rito nei pressi del Colosseo, hanno deciso di lanciarsi nel festoso (repubblica.it, 16/06/2007).
Pare che il Gay Pride stia andando alla grande. 500mila persone, affermano gli organizzatori - ma gli organizzatori, di qualsiasi colore od orientamento sessuale siano, dicono sempre un sacco di cazzate. Più probabilmente, dietro ai 40 carri allegorici - più tardi vorrò ben deliziarmi con qualche galleria fotografica, in particolare alla ricerca del carro allegorico dedicato alla Binetti in cilicio-version e boa al collo - saranno oltre centomila. Che è una cifra pazzesca, di questi tempi. Ne sono francamente felice.
Il punto, però, è un altro. Mi pare infatti che quest'anno manifestazioni come il Gay Pride - che si sta celebrando fra Ostiense e il Colosseo - abbiano fortemente allargato la propria oscillazione andando a ricomprendere valori e principi universali e generali. O che comunque larghe fasce della popolazione - non necessariamente omosessuale - sentono fortemente tali ed intimi.
Non a caso, lo slogan di quest'anno è "Parità. Dignità. Laicità". A ben vedere, solo il primo dei tre sostantivi può riferirsi strictu sensu alla barbara situazione di discriminazione che molti omosessuali continuano a vivere in molte parti del mondo - e nemmeno quello, tutto sommato.
Il che è una riconferma ex post che la dura e forsennata "chiusura" delle gerarchie ecclesiastiche rispetto al riconoscimento dei più elementari diritti civili anche alle coppie di fatto e, più in generale, la nuova battaglia intrapresa come "parte in causa", come gruppo di pressione, come lobby insomma, è destinata a produrre conseguenze nefaste sul piano sociale.
La perdita dello spirito ecumenico - o, badate bene, la sua ristrutturazione in chiave reazionaria e necessariamente di corto raggio - si farà sentire profondamente "dentro" la società italiana. Soprattutto finché la classe politica non riuscirà a sentirsi finalmente - nel 2007, sarebbe ora - libera ed affrancata da quel non expedit che solo formalmente Benedetto XV ha abolito nel 1919. E a produrre così decisioni rispettose ma autonome e "giuste".
Il più grave strascico - direi: quello che produrrà più danni negli anni a venire - è che una politica del genere rischia di tagliar fuori larghe fette di cittadini cattolici praticanti e no ma comunque educate nell'ambito della sensibilità cattolica. Persone che non riescono e non riusciranno a sentire propri precetti che necessariamente rientrano nell'assurda logica del "gioco a somma zero". Dove si è dentro. O si è fuori. Che prima si sarebbero detti senza dubbio alcuno cattolici. Ed oggi non sanno che dire.
Molti rimarranno fuori. Molti sono al Gay Pride di oggi, al di là dell'omosessualità.
3 hanno detto la loro:
"Soprattutto finché la classe politica non riuscirà a sentirsi finalmente - nel 2007, sarebbe ora - libera ed affrancata da quel non expedit che solo formalmente Benedetto XV ha abolito nel 1919. E a produrre così decisioni rispettose ma autonome e "giuste"."
come sono d'accordo! oggi sono rientrata in italia, un paio di giorni toccata e fuga. più resto lontano, più quando torno mi rendo conto di tutta una serie di situazioini assurde, ma che fanno talmente parte del quotidiano da sembrarci del tutto normali. anzi, è proprio questa la cosa grave: non tanto che alcune questioni non si risolvano, quanto il fatto che non ci si ponga minimamente il problema. viviamo ancora nel paese più bello del mondo? forse sì, ma non certo il più libero. anzi, uno dei più conformisti e biecamente moralisti.
è bello leggerti...
p.s. ho appena letto la tua bella recensione di "mio fratello è figlio unico". ero curiosa di vederlo, avendo appena finito di leggere "il fasciocomunista", ma dopo la stroncatura credo che non ne valga la pena. concordo in pieno quando scrivi: "e cioè: mettiamo in scena delle linee personali, degli intrecci intimistici valendoci di quel poderoso ed epico sfondo dell’Italia sfrondata da rossi e neri, terrorismo e piombo, affaristi e sangue, sempre e comunque coi tagliolini in brodo della mamma sul tavolo." in un certo senso, una parte del nostro mondo cinematografico deve aver capito che funziona, che se ci metti un bello sfondo storico degli anni che furono vendi bene anche una storiella che zoppica. due o tre lacrime scendono sempre alla fine, perchè magari in quella storia, anzi in quella Storia, ci vedi i tuoi genitori o i tuoi nonni. ma "la meglio gioventù" ha in sè una raffinatezza, uno spessore, una possenza che sono iniziate e finite con quel film. è un pilastro. "romanzo criminale", nonostante qualche bravo attore, al massimo è uno stuzzicadenti. e a quanto dici, lo stesso vale per "mio fratello è figlio unico". inoltre, per quanto adori germano e favino, nessuno di loro può ciò che può lo cascio. e se "i 100 passi", "la meglio gioventù" ecc non bastano, vederlo a teatro ne "La tana", rivisitazione kafkiana, è un'esperienza da provare.
Ti ringrazio molto per gli apprezzamenti. E soprattutto sono felice quando quanto scivo intercetta un sentire comune.
Riguardo il primo commento, cosa aggungere se non ribadire che quanto dici è enormemente vero: stiamo assumendo una prospettiva "ridotta". Vale a dire: la nostra classe politica perde mesi ed anni a discutere di questioni APPARENTEMENTE di principio per poi sfociare nell'immobilismo.
E questo, da fuori, dev'essere disarmante.
Sul film. Se vuoi vederlo, vedilo. Ma il succo - nonostante i tanti David di Donatello, a mio avviso l'unico meritato quello del bravissimo Elio Germano - rimane proprio nella parte che hai citato.
Buonanotte. :)
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