14.6.07

In piedi sul mondo che crolla e che forse finisce


E' un fatto che mi rattrista, da sempre.

Più che tristezza, dipinge in realtà meglio di molti altri eventi il tempo che passa. Stronzo. Bastardo. Bergsoniano - a proposito di Henri Bergson: intuizione, flusso, evoluzione creativa, tempo come dimensione senza confini. Consiglio davvero a tutti quelli che, come me, hanno dubbi e grattacapi sul tempo, di approfondire cosa diavolo ne dica quel grandioso filosofo parigino.

Dunque. C'è una cosa che mi colpisce sempre. Ed in maniera sempre più forte in proporzione al tempo che trascorre. Sembra una cretinata. In realtà è una roba serissima.

Incontrare per strada i professori delle medie (o del liceo, ma del liceo meno) visibilmente invecchiati. I quali, spesso, non ti riconoscono. O che tu, chissà perché, tenti di evitare con abili gimcane.

Mi è capitato poco fa. Stavo andando a pagare i miei sonori 366,13 euro di (seconda) rata universitaria.

Proprio sotto casa mi passa davanti un professore avuto alle medie inferiori. Un professore di musica. Uno di quelli strani. Molto precisi. Quadrati. Fobici. Però simpatici. Di quelli, insomma, con la camicetta celeste a maniche corte infilata dentro i pantaloni grigi e la borsa nera in simil-pelle (oltre ai capelli bianchi, ma quelli li aveva già all'epoca).

Solo che in faccia gli ho visto il tempo che è passato. Velocissimo, cattivo, imperturbabile come le turbine di un Boeing 777.

E non è il classico effetto "quadro-di-Dorian-Gray", quello cioè dell'amico incontrato dopo tanti anni. Una sensazione che, a ben vedere, possiamo provare tutti. No. Col professore - una persona che, per un periodo della tua vita, ha ricoperto un ruolo istituzionale e, se è stato in gamba, anche autorevole - nasce il contrasto fra le due concezioni che hai nella tua testa rispetto a quella persona.

Quante gliene hai dette, per esempio: gli hai augurato morti e disgrazie, insulti ed ingiurie. Si, certo: sarcasticamente. E solo perché il quadro sociale dell'epoca (cioè il frame "scuola") te lo imponeva in quanto alunno.

Poi però, dieci anni dopo (dieci-anni-dopo) - per strada, perché tutto, nonostante tutto, continua a succedere per strada - lo rivedi vecchio ed affannato sotto un sole troppo sole. Lui non se n'è accorto di essere invecchiato. Almeno, non se ne è accorto nel modo in cui te ne rendi conto tu.

E allora lì, proprio in quel momento, sotto lo stesso fascio di luce, arriva Bergson. A spaccarti la testa.

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