È davvero incredibile. Nessun film assicura lo stesso esito. Una garanzia. Incolla allo schermo. Anche se lo vedi quindici volte. E poi sui ragazzi. Un effetto pauroso. Rimangono, prima, come incantati. Poi dopo, verso la fine del film, cominciano a bombardarsi e bombardarti di domande. Non prima, però, di aver impiegato tutte le forze – alle quattro del pomeriggio - per attaccarsi a quelle pochissime tracce che Christhopher Nolan e il fratello Jonathan hanno disseminato per la sceneggiatura.
Se poi lo inserite nel contesto in cui lo proietto, vi renderete conto che l’operazione è decisamente più affascinante. Soprattutto per venti ragazzi di diciassette anni in media, quasi a digiuno di cinema. Si parla delle origini della cinematografia. Si parla di David Wark Griffith. Di quello, insomma, che con The Birth of a Nation si è inventato la linearità e l’omogeneità narrativa. Nel 1915. Tornando al modello del romanzo ottocentesco. Novantatre anni fa, mica cazzi. Un film straordinario di quasi tre ore, nel quale Griffith – di fatto inventore della sceneggiatura in quanto strumento filmico – edifica una storia come prima nessuno aveva fatto. Dando il via alla pluridecennale tradizione hollywoodiana.
Si parla dunque di trama e ordito. E di come il regista di Crestwood si fosse reso conto che la frammentarietà che lo aveva preceduto – figlia delle origini artigianali, teatrali e alchimistiche del mezzo filmico - non poteva durare, se si voleva fare del cinema un’industria che producesse profitti – e infatti La Nascita di una nazione fu un successo clamoroso.
In questo ambito, io ci ficco Memento – certo, non avevate ancora capito di quale film si parla? Di punto in bianco. Non c’entra un cazzo e c’entra del tutto. Perché li riporta subito alla fine di quei cento anni. Al lungo percorso evolutivo che ha portato il cinema – paradossalmente – a tornare, questa volta deliberatamente, ad interessarsi della linearità narrativa. Per distruggerla.
Sono tre anni: quasi sessanta ragazzi che Memento riesce a rapire con una concentrazione e un interesse che non avranno nemmeno quando saranno all’università o intenti nella loro più disarmante passione.
E io sono contento di averglielo fatto scoprire. Ogni anno.
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1 hanno detto la loro:
ah, le lezioni di linguaggio cinematografico del liceo.
una ventina di ignoranti che cominciavano a scoprire griffith ed eizenstein, welles e truffaut.
uno dei più bei ricordi di quegli anni.
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