12.3.08

VIA SALARIA, ORE 19,15

Via Salaria, ore 19,15. Rientro a casa dalla redazione. Occhi rossi. Troppo computer. Le lenti frizzano allegramente scippandomi giorno dopo giorno millesimi di diottria. Tante pagine chiuse. Un sacco di lavoro. E molta soddisfazione. Il puzzo dello smog m'ammazza. Serro il naso.

A venti centimetri venti, sulla destra, mentre passo con lo scooter, sfioro il "turno delle 20". Non saprei come altrimenti definirlo: una fila indiana di giovanissime donne che segue ciondolante la striscia bianca della troppo stretta corsia d'emergenza. Ragazzine truccate pesantemente. Tardone imbellettate di tutto punto, sacchetti di plastica stropicciati che calano dalle mani. Facce allegre e facce tristi. Facce drogate - drogate - dalle pupille assenti e liquide. E con ancora indosso felpe e tute sdrucite. Che evidentemente nascondono la minimale divisa da lavoro che sfodereranno poche centinaia di metri appresso.

Penso che siano scese alla fermata dell'autobus poco oltre, quella dove sta il paninaro che le sfama. Sono troppe per essere arrivate in macchina. Penso - col cervello incastrato nel Nolan nero integrale - che non voglio tirare fuori il solito, trito pistolotto sull'assoluta mancanza di dignità che la nostra società offre a larghe fasce di persone che vivono sul suolo italiano. Però mi vergogno. Mi vergogno proprio del fatto in sé, di quella fila indiana. Che potrebbe essere la fila indiana degli operai di una fabbrica, dei dipendenti di un ufficio postale, dei commessi di un centro commerciale. Ho timore di una tale "standardizzazione lavorativa". Mi impaurisce la routine, la prassi, quella decisa-fissa-sempre uguale ogni notte.

Mi impaurisce che ci siano persone che lavorano seminude in mezzo al nulla. In mano al nulla di un cliente bramoso. Ogni sera. Esattamente gli stessi sporchi movimenti. Sempre le stesse azioni. Ormai col sorriso (?) in faccia. Come fosse normale. In mezzo a via Salaria.

Ecco, è la normalità che stride. Perché è il segno della resa.

7 hanno detto la loro:

Anonimo ha detto...

Da quale redazione, Simone?
Un abbraccio.
Nicolò

Simone ha detto...

Mensile di arte contemporanea e cultura "Inside Art".

Facciamo anche altre produzioni, come il trimestrale "Sofà".

Occhio che domani 'sto post lo pubblica Augias nella rubrica delle lettere di Repubblica.
;)

Anonimo ha detto...

Sai che non lo conoscevo? Dal sito sembra molto interessante. Corro in edicola.

Anonimo ha detto...

Tristemente condivido...

silvia ha detto...

simone colpisce ancora... ;-)

Caterina Narracci ha detto...

Dura Realtà!

Berardo ha detto...

Ciao Simone, spesso anch'io passo da quelle parti, in un orario diverso, dal tuo, più tardi, ma le trovo sempre là, forse il turno va fino a notte trada.
Ogni volta mi viene di pensare alla tristezza che si nasconde nel cuore di queste persone, che spesso sanno nascondere, impegnate in una “ recita” su questo palcoscenico che è la strada, dove ogni sera vengono costrette a vendere il loro corpo, che dovrebbe essere donato in un rapporto d'amore!
Quali traumi psicologici subiscono? Non certamente come quelli che ogni genere di lavoro in qualche modo si sviluppano!
Penso al freddo che soffrono in queste sere fredde e piovose.
Penso alla loro vita durante il giorno che teoricamente dovrebbe essere condotta come la vita di ognuno di noi.
Tutto questo mi rattrista il cuore.
Poi il pensiero va a quelle "povere" persone che utilizzano il corpo di queste donne per pochi istanti di piacere! Cosa hanno queste persone nel cuore e nella mente? Certamente tanta povertà di spirito!Possibile che sono così insensibili al punto di pensare da usare il corpo di una persona come se nulla fosse?Possibile che il concetto di "io pago" li autorizza a usare come lo si farebbe con qualsiasi oggetto?
Il pensiero va anche a chi costringe queste donne, con i mezzi più diversi,spesso con la violenza, a sottoporsi a questa tortura,ogni sera! Che persone sono? A quale genere appartengono? Non certamente al genere umano!
Tanti pensieri si affollano alla mente quando,passando le vedo dimenare il corpo a 'mo di invito, al limitare della striscia bianca della corsia di emergenza ed a volte anche sulla corsia di marcia, chi lo sa che inconsciamente non abbiano il desiderio di farla finita con questa vita, che vita non è?
Poi, alla fine il pensiero non può non andare alla politica (ma quale politica?)che in uno stato moderno non riesce a risolvere questo tipo di situazioni! A dire il vero non riesce a risolvere situazioni più semplici!
Tutti pensieri questi che inizialmente vanno ad alimentare un senso di scoraggiamento e di sfiducia, ma poi, prima di perdermi in questo mare di pensieri che spesso come “gorghi” tirano verso il fondo , con il pericolo di affondare lo spirito, miracolosamente, in mio aiuto, giungono alla mente le tante persone che ogni giorno si impegnano a costruire un mondo migliore, un mondo più giusto, più a misura delle persone meno fortunate; mi vengono alla mente persone come Chiara Lubich, come Andrea Riccardi, come Madre Teresa, e tante altre, e tutte le persone che grazie a loro hanno dato una svolta al loro vivere venendo alla determinazione che non possono vivere solo per se stesse, ed allora il cuore si riempie di speranza perché ......giorno verrà nel quale la fratellanza universale sarà una realtà!
Con tutti questi pensieri giungo a casa dove devo metterli da parte perché la mente deve riuscire a far spazio a tutto ciò che mi aspetta, perché è da lì che devo iniziare!

Ciao Simone, scusa se sono stato troppo lungo ma il tuo post mi ha molto stimolato.


berardo