Dice che sta sotto una palma a lavorare (!) e che sogna le seppie ripiene che avrebbe trovato sulla tavola la sera e ci scambiamo tutta una serie di altre deliziose notizie sui suoi brani e su quello che sto scrivendo e di chi devo intervistare - a proposito: c'è Nick Hornby in lista e in vista - e via ciarlando allegramente che tanto il numero di giugno è chiuso e tutti siamo più rilassati e sorridenti, in questo periodo.
Poi, però, mi racconta un episodio decisamente significativo per comprendere la profondità del contesto tecnologico nel quale ci troviamo a vivere. E che mi riporta alla mente l'immagine qui sopra, scelta per l'ultima edizione di Dissonanze, il festival di musica elelttronica che si tiene annualmente a Roma.
Dice che la sera prima aveva chiamato il contatto della sorella su Skype. Ora, se uno chiama un contatto si aspetta di trovare dalla parte opposta della webcam esattamente quello specifico personaggio con cui intende comunicare. E invece la sorella ha pensato bene di organizzargli una sorpresa e il povero Matteo si è ritrovato davanti il nonno. Che avrà - ma non lo so per certo - quasi ottant'anni.
Contentissimo per l'occasione, ha iniziato a chiamarlo. La qualità della connessione audiovideo era ottima e quindi Skype lavorava alla grande. "Nonno, nonno!", chiamava Matteo. Niente, nessuna reazione, nemmeno un blando "ah": il nonno è rimasto impietrito per alcuni, lunghissimi istanti. Pareva incredulo, come di fronte ai marziani, sbigottito dalla materializzazione polisensoriale del nipote su di una superficie dalla composizione a lui ignota ma comunque a pochi centimetri dei suoi, di sensi.
Dopodiché, è scoppiato in lacrime.
1 hanno detto la loro:
che immagine tenera...il nonno in lacrime. grazie per averla condivisa.
ah, sappi che per la questione hornby hai, ovviamente, tutta la mia invidia. anzi di più.
bacio
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