23.5.06

PROVATE A GUARDARE LE COSE CON OCCHI DIVERSI (MAGARI VERDI). IL MONDO VI SEMBRERA’ PIU’ LIQUIDO CHE MAI.

Cronaca di un esperimento suburbano a cavallo fra tecno-esaltazione ed edonismo post-moderno. Per vedere l’effetto che fa. Scrutare il mondo con due lenti a contatto verdi.

“Profezie e utopie negative si stagliano all'orizzonte. Heidegger, Huxley, Orwell ci hanno parlato del destino dell'uomo affidato alla tecnica: nel titolo del libro di Huxley lo stupore di Miranda, che nel finale della Tempesta incontra le "perfette creature" che popolano il "brave new world", si capovolge nella descrizione di una gelida pianificazione che divide quelle creature in caste biologicamente determinate. Ma gli apologeti della nuova società si liberano di questo retaggio con una scrollata di spalle”. E’ Stefano Rodotà a parlare, un convegno di qualche anno fa. Se a questo tipo di retaggio aggiungete uno zio che fa il rappresentante di lenti a contatto ed un’attitudine ipercritica all’indagine della società capirete perché ho capito che fare cultura è anche e soprattutto indagare nella società. Ho dunque preso la palla al balzo e – con un esperimento metà da antropologo, metà da coglione e metà da comunicatore – ho deciso di trasformarmi in una di quelle perfette creature di cui parla l’insigne giurista. E – su un fisico in perenne crescita palestrata corredato da una dialettica aristotelica – ho innestato un bel paio di lenti a contatto verdi (su due iridi usualmente pigmentate di marrone). Un moro verde. In giro per la città di Roma. Un esperimento: vediamo se è vero, mi dicevo. Se cambia l’approccio, l’impatto, lo smacco e lo stacco. Se tutti vogliono essere quelle “creature pefette”. Se la tecnica – paradossalmente in questo caso una di quelle più vetuste e meno invasive, un pezzettino di plastica colorata poggiata sull’occhio – effettivamente cambia. Se davvero ci avviamo tutti a vivere in una "repubblica delle scelte" dove quanto è deciso geneticamente può essere sovvertito tecno-culturalmente. Senza troppi problemi. Non è un comune “gioco di maschere”, o qualcosa di simile. Molto di più: è stato, in piccolo, usare la tecnica per cambiare. E il risultato ha confermato quel che, in effetti, le più grandi menti del nostro tempo van raccontando: sospinta dall' “orrore della scadenza” di Zygmunt Bauman, la nostra vita e il nostro corpo devono modernizzarsi. O soccombere. Così è sul treno, in metro, in palestra, all’università, in giro. Due lenti a contatto verdi hanno attirato sui miei occhi più occhi di quanti io ne abbia mai attirati e con uno stazionamento attentivo elevatissimo. Dimostrando – una volta di più – come non esistano ostacoli di alcun tipo (biologici, tecnologici, etici) allo scriteriato metamorfismo post-moderno. Ed innescando una mezza rivoluzione della Vita contemporanea. Chissà se Lim e Wichterle, due signorotti cecoslovacchi di mezzo secolo fa, avrebbero mai potuto immaginare che (anche) le loro minute creazioni in gel – un paio di lenti a contatto - avrebbero contribuito a costruire la liquidità del nostro tempo.

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