Cosa dirvi, se non lasciarvi con qualche chicca-mista, tanto per non annoiarvi fino al mio ritorno.
Anzitutto pare che i Portishead, dopo nove anni, torneranno a farsi vivi con un disco. Sono già disponibili due brani su My Space che erano comunque stati scritti circa tre anni fa. Il trio guidato da Geoff Barrow aveva inoltre partecipato all'inizio dell'anno al tributo a Serge Gainsbourg con il brano "Requiem For Anna". Il terzo lavoro non ha però ancora dettagli precisi.
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In secondo luogo, vi segnalo l'editoriale di oggi (28 agosto) sul sito NerdsAttack firmato dall'insigne maestro Emanuele Tamagnini che fa un po' il punto - come al solito senza peli sulla lingua ma facendoci schiantare dalle risate - sulla scena new wave della new wave (come la chiama lui, nei suoi libri): uno schifo totale. Ed è (quasi) vero. Quasi. Per esempio a me i We Are Scientists non dispiacciono affatto.
Ancora: mi è capitato di captare un po' di vibrazioni dall'ultimo disco dei So:ho, uscita prevista prossimo autunno: oltre a contenere almeno un paio di singoli da paura può vantare una pulitissima produzione di Carlo U. Rossi. Anche se troppo annacquata. Ascolterete, ascolteremo.
Poi: leggete questo pezzo qui, e ditemi se le foto - nonostante siano effettivamente riprovevoli nella loro violenza e forse sarebbe stato meglio evitarle - non vi lasciano di stucco e quindi, in sostanza, raggiungono l'obiettivo dell'artista.
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Mi ha molto colpito, in questi giorni, la triste vicenda della diciottenne austriaca Natascha Kampusch, riuscita a fuggire dalla folle prigionia durata otto anni. Senza dubbio per l'evento in sé, ma anche per le enigmatiche reazioni dei genitori, e in particolare della madre. Che è tornata in vacanza dichiarando che tanto, le notizie, gliele avrebbe fornite il cognato. E il padre che piange a comando e rilascia da giorni interviste profumatamente remunerate. Boh. Capiremo. Dopo. Forse.
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Ho letto un libro (fra gli altri) sulla spiaggia. Si intitola "Sayonara Bar", autrice la giovane Susan Barker ed è edito da Barbera Editore. E' vivacissimo, colorato, intrecciato come un cesto di vimini e riesce a dare un flash, anche se un po' manierato, delle contraddizioni del Giappone odierno. Ed è un bell'esperimento narrativo: tre trame portate avanti e man mano legate ed infittitie l'una con l'altra con estrema abilità. Una figata pazzesca, insomma.
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Sempre in tema di libri, vi consiglio anche quello di Nicolò La Rocca, che va invece a fondo nella buia e incasinata Sicilia dei giorni nostri e mette al centro della vicenda Giuseppe e la sua contraddittoria storia di dipendenza dal fratello, signorotto dlela sua zona: si intitola "Tu che hai fatto per me". Tutt'altro genere, ma lo accomuna al precedente una certa venatura noir. Ma solo quella.
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Dato che non mi viene altro in mente, almeno al momento (cavolo: c'è "It" in edicola in dvd, il mitico film tv del 1990 tratto dal super-librone di Stephen King: correte a comprarlo se non lo avete mai visto - cosa impossibile visto che Mediaset, ce lo ha in portafoglio, lo passa sessanta volte l'anno!). Quindi procedo al saluto e all'arrivederci fra una settimana. Credo sia eslcusa una connessione volante in quanto nelle Highlands credo mancheranno pure i cartelli stradali, ma si sa mai.
Stay linked! And drink rock&roll!
1 hanno detto la loro:
mmm... sulle foto dei bambini:
a) non so se qualsiasi cosa fatta in nome dell'arte, protetta dallo scudo di questo nome, riesca piu' veramente (ma veramente) a scandalizzare nessuno.
b) soprattuto se le foto vengono caramellizzate in stile kitsch.
c) la terza bambina nella galleria sembra bjork.
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