17.11.06

Freaky shipping! (=esaurimento libroso)

Ordunque. Gradirei mettervi al corrente dell'assurda - o quantomeno sgradevole - vicenda di un piccolo pacco. Un pacco - un "pacchettino" come dice il mio benemerito postino di fiducia nonché sosia ufficiale di Fabrizio Frizzi - che contiene, per la precisione, due libri: uno interessante, l'altro meno (credo, ma non è detto). Il primo è "Il paesaggio. Una storia fra natura e architettura". l'altro "Le biblioteche italiane oggi". Costo totale: 28 euro.

Ho ordinato - e contestualmente pagato con la totipotente PostePay - i due libri su Bol.it lo scorso 27 ottobre. Si, ok, d'accordo: col ponte novembrino in arrivo ordinare qualsiasi cosa (fosse pure due chili di tortelli) il venerdì precedente non è il massimo. Chissene, ho pensato. Intanto mi tolgo il pensiero, poi quando arriva arriva.

Col cazzo: qui non arriva più, 'sto pacco.

Trascorsi - secondo le informazioni a mia disposizione - oltre dieci giorni dalla spedizione mi faccio vivo con Bol: l'intenzione è quella di richiedere una seconda spedizione.
Niente da fare: se torna in resa bene. O se passano 45 giorni: in questi due casi, l'ordine viene dato appunto per "reso" o "smarrito" e viene riaccreditato il denaro. Ma secondi invii - nemmeno a chi ha pagato con Carta di credito - non se ne fanno. Due volte, ho chiamato. Niente. Via. Pussa. Che sie matto. Ho pure fatto amicizia con la centralinista. Niet.

Però (buonanime) mi danno il numero identificativo del collo (per i non-filologi: del pacco), suggerendomi di verificare se - come credono - è in giacenza nel mio ufficio postale di zona. Suggerimento accolto. Qui, tanto, il numero serve a niente: il controllo lo fanno ad occhio, non sono computerizzati. Però nulla da fare, "non c'è nulla in giacenza per Cosimo". "Cosimi", replico. "Vabbè, è uguale: Cosimo, Cosimi. Non c'è nulla".

Allora chiamo il call-center (alt: loro dicono contact center: fors è più politically correct. Boh. Vista l'aria che tira con Athesia) delle Poste, quello super-mega-gigante, e forse lo ritrovo, il pacco: "Si, risulta nell'Agenzia Roma1 in via Corcolle 12/14 (stupore). Ma è in NON consegna (arrrggghh: cosa diavolo vuol dire NON consegna? Non me ne facico nulla della logica aristotelica contro codesti maghi del linguaggio), e non so dirle perché. Vedrà che entro un paio di giorno andrà in consegna. Male che vada va a prenderselo da solo al deposito" (!!!??). Basito.

Richiamo, poiché - dopo ricerca sul sito delle Poste - l'Agenzia in questione non esiste. "Certo che non esiste, si tratta dell'Agenzia della Sda, non di un ufficio postale. Lei ha cercato un Ufficio Postale". Ah, giusto cazzo: la prossima volta studierò a memoria l'intera struttura immobiliare di Poste Italiane e della Sda prima di chiedere informazioni. Sia mai.

Verifico. E - in un lampo di passione, quasi piango - lo ritrovo: il mio pacchetto è nientepopodimenoche a Settecamini, 25,4 km da casa mia. E' lì, cavolo. E' lì per davvero.

Gioia. Tripudio. Due pargoli che credevo perduti sono salvi.

Ma non ancora a casa. Manca l'ultimo, mortale tratto da Settecamini a casa mia.
Una selva oscura. Una forca. Un passaggio delicato, che suggerisce di non avanzare alcuna prospettiva futura in merito all'esito del viaggio.

Ce la farà il nostro prode pacco a farsi trasportare - dopo un lungo ed impervio percorso addirittura da Brescia - per altri 25,4 km?

PS Tanto per farvi fare quattro risate: proprio oggi, fra l'altro, ho ricevuto un disco inviatomi dall'America in data 10 novembre: quattro giorni dopo rispetto alla data d'invio del famigerato pacchetto coi libri. Che però è partito da Brescia.

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