22.12.06

Riflettere nel mercimonio. E pregare.

«Morire dev’essere come addormentarsi dopo l’amore, stanchi, tranquilli e con quel senso di stupore che pervade ogni cosa». Piergiorgio Welby
A pochi giorni dal Natale non mi rimane che rinviare alla dilaniante lettera che Piergiorgio Welby aveva inviato al presidente Napolitano nello scorso settembre.

Un modo per convertire questa specie di insulso mercimonio che ci ostiniamo a chiamare appunto Natale in un granello di riflessione e, soprattutto, di preghiera per un uomo la cui esistenza è stata sofferenza e dolore fisico e psicologico allo stato puro.

Credo che nel marasma di chiacchiere - la maggior parte ideologizzate ed inascoltabili, davvero intrise di un perbenismo insostenibile ed irrispettoso - la sola vera ragione di riflessione rimanga preziosamente contenuta in quelle schiettissime, precise e strazianti parole di Piergiorgio Welby.

Che dicono tutto quello che c'è da dire. Che sono essenziali. Che sono l'esatta verità. Che sono un irrinunciabile appello affinché una scelta venga rispettata come tale: come una scelta personale e di diritto di fronte ad una situazione irreversibile ed artificiale. Altro che naturale.

0 hanno detto la loro: