15.2.07

Doppia vita

C’è un fatto che - intorno a questi tizi che ancora non hanno capito che il Paese è contro di loro, da sempre e per sempre - torna asfissiante. Quasi angosciante. E non è, come molti hanno giustamente osservato – non ultimi Pietro Ingrao o Michele Serra su Repubblica di oggi –, che mentre il mondo va a fuoco fa quasi ridere che due coglioni sorseggino birra progettando la struttura del futuro soviet torinese. (Sebbene pure questo sia un aspetto piuttosto imbarazzante e, nella sua piccolezza, trasmette direttamente alle narici il puzzo della malattia).

Piuttosto, la sorpresa più totale che avvolge le persone che con questi sedicenti brigatisti vivono da un’eternità (qui). Ultima, la moglie di uno di questi – non mi va nemmeno di andare a cercare i nomi – a Torino. Reazione: “Non è possibile, mi crolla il mondo addosso?”. Altre reazione: “Durante gli anni di piombo criticava le Brigate rosse. Come potevo pensare che progettasse un attentato?”.
Sotto alle patate e al cespo di lattuga dell’orto hanno trovato un kalashnikov, 120 proiettili e due caricatori.

Questo è un aspetto sul quale – anche, per esempio, nei casi di cronaca nera – mi sono sempre fatto molte domande. E cioè: che tipo di rapporto e che razza di qualità quel rapporto deve avere per far si che, per oltre trent’anni - per una Vita intera - mio marito, mia moglie, mio figlio, il mio ragazzo, possano condurre un’esistenza parallela mentre io preparo le patate al forno?

A volte – nei serial killer, nei terroristi, se ci pensate è anche un punto su cui letteratura e cinema hanno spessissimo fatto leva, si pensi a tutto il filone spionistico ma non solo – la tematica della “doppia identità”, dell’ “esistenza parallela” è quella che più ci sconvolge.

Perché non è mica facile condurre due vita in una.

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