15.3.07

Esercitazioni Urbane

Ora. Al di là di tutto quello che si è detto - e si è fatto - riguardo la questione della (programmata) costruzione della nuova base americana a Vicenza, nell'area dell'aeroporto Dal Molin, c'è un fatto davvero straniante della presenza statunitense in città. Un fattarello - rispetto a ciò di cui si discute -, una questione collaterale alla presenza della storica base Ederle. Ma di una certa rilevanza. Straniante, appunto. Questa si che, davvero, si inserisce nell'interscambio quotidiano fra residenti e militari.

E cioè le truppe che si allenano in giro per la città - e in particolare per il quartiere San Pio X - tutte le mattine, a partire dall'alba e per l'intera giornata. Soldati attrezzati di tutto punto che si esercitano nelle marce come girassero per Kabul. Altri in tuta e magliettina - la mitica ed ottusa magliettina grigia con su scritto Army - che corrono come fossero in qualche pachidermica base in Kentucky. Tutti in folti gruppi. Per tutto il quartiere. Suppongo poiché la base Ederle è troppo piccola per permetter loro attività di questo tipo.

Le immagini trasmesse da "Annozero" questa sera mi hanno molto colpito, perché appartengono ad un pattern urbano che, per noi e soprattutto noi giovani, è immaginifico, certo potenziale ma lontanissimo. E comunque mai vissuto: quello dei militari che girano per la città in assetto da guerra. Anche solo per un'esercitazione, una marcia o addirittura del jogging. Squadre militari in città: mai viste. Mai concepite. Non appartengono al nostro bagaglio fotografico.

Si vedevano squadre della 175° brigata tagliare la strada ad assonnati pendolari in attesa dell'autobus alle sei del mattino. Plotoni equipaggiati di tutto punto incrociare mamme con bimbi in carrozzina e gente che torna dalla spesa, più tardi. Gruppi di militari sudati in allenamento. "Tutti i giorni - spiegava la gente -, per molti mesi. Poi, ad un certo punto, non si vedono più. Significa che sono partiti, sono in guerra. Dopo qualche tempo si riparte".

Pensate a quali sensazioni possano vivere le persone di Vicenza e di quel quartiere in particolare. Riguardo la loro vita quotidiana, il destino di quei ragazzi che vedono passare sotto le loro finestre ogni giorno che potrebbero non tornare, riguardo le parole da riferire ai propri figli per spiegare "come mai" della gent ein mimetica si allena sotto casa.
Pensate se ogni mattina, mentre uscite di casa e aspettate l'autobus, vi tagliasse la strada un agguerrita squadra dei paracadutisti americani. Pensate al fatto che - per tante ragioni, ed anche guardaunpo' grazie agli americani - in Occidente nessuno vede più militari in giro per le città da sessant'anni.

Rifletto sul dato antropologico-semiotico. Penso al mutamento che Vicenza deve aver subito anche a causa di questo tipo di attività portate avanti sul proprio territorio. In mezzo alla gente comune. Che va al lavoro. A fare la spesa. Al parco. A scuola.

E incrocia, passato il pizzicagnolo dietro l'angolo, nientemeno che la 175° brigata paracadutisti in assetto da guerra.

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