Ieri qualcuno mi ha chiesto cosa ne pensassi delle nuove norme approvate dal Governo per contrastare il dilagante cancro delle "stragi del sabato sera" - per inciso: ho sempre trovato questa formula stereotipata del giornalismo nostrano assai spietata. Non foss'altro perché declina con connotato drammatico quello che è uno dei più bei film di gioia e spensieratezza quale "La febbre del sabato sera". Ad ogni modo. Mie turbe psichiche.
Ho risposto che si, certo, condivido le inziative prese dall'Esecutivo.
Ma che, purtroppo, serviranno a ben poco dal momento che la problematica giovanile si inserisce in una "formula" ormai molto chiara dedicata all'organizzazione del sabato sera. In una agenda, dunque, della due giorni sabato-domenica che - per ampie fasce della popolazione adolescente, pre-adolescente e giovanile - dev'essere irrimediabilmente rispettata. Pena - fra l'altro - l'esclusione dal gruppo. Ve ne parla, peraltro, uno che c'è rimasto quasi solo, anni fa, per tirarsi fuori da una cricca consimile.
Dunque la discoteca è in realtà l'ultimo tassello - intendo anzitutto cronologico ma anche profondamente cognitivo, come componente dello sballo - di una serata iniziata alcune ore prima all'insegna di aperitivi, shottini, birre, giri nei bar e nei pub prima dell'approdo, appunto, in sala da ballo. Non è la discoteca la diretta responsabile di quanto accade su strade ed autostrade ogni fine settimana. Semmai, è l'ultima e più potente mazzata - anche perché all'interno si continua a bere, se non a drogarsi come accade in larghissima percentuale ormai anche a causa del generalizzato consumo di cocaina, divenuta lo sballo dell'uomo medio italiano.
Il problema nasce prima. Nasce nelle modalità di divertimento di queste persone. Nasce nella loro testa e nel modo in cui amano impiegare il tempo libero. Nella struttura - all'inglese: nel pattern - che la serata del sabato deve rispettare: pesantissimi aperitivi che stordirebbero un cavallo, ristorante, giri per pub e altri superalcolici, infine approdo in discoteca. Senza contare tutto l'ambito delle soft-drinks che soft non sono proprio.
Dunque, al di là delle discoteche, esiste un problema di fondo sul come spendere e come architettare il proprio fine settimana. Le stragi sono figlie di quel diabolico "pattern del sabato sera". E non delle discoteche.
Accolto l'assenso dal mio interlocutore, ho scoperto stamattina su Repubblica questo servizio notevolissimo di Maria Novella De Luca. Che, purtroppo, conferma molto crudemente la mia riflessione.
19.3.07
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1 hanno detto la loro:
Beh... additare le discoteche è chiaramente il modo più pratico, sbrigativo (e inutile) per approcciare la questione!
Ciao D
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