Alla fine è andata. Male.
Ci avevamo creduto - meglio: sperato - tutti. Non nascondiamocelo. Volevamo Ségolène dall'altra parte delle Alpi. C'avevamo messo il cuore anche noi, giovani socialisti (?) senza radici. Giovani disincantati da un passato che non ci appartiene ed un futuro che sappiamo difficilissimo.
Sapevamo però, mica cretini, che sarebbe stata difficilissima. Perché la Sinistra francese è, se possibile, ancor più casinista di quella nostrana. E' strutturalmente minoritaria. E non ha certo dato un esempio di mobilitazione coesa ed univoca a sostegno della propria candidata.
E infatti la vittoria di Sarkozy è stata netta, pulita - non a valanga, certo: ma il 53% in un ballottaggio non lascia dubbi.
Così come, a dirla tutta, non lasciano alcun dubbio gli oltre 17 milioni di voti ricevuti dalla Royal.
Detto questo, mi pare che le due tematiche sulle quali si giocheranno tutte le tornate elettorali dei prossimi anni siano due, molto chiare e quasi pachidermiche per la loro portata in quanto temi d'agenda del nuovo millennio: lavoro (in senso lato: welfare) e sicurezza sociale - sotto tutte le sfumature possibili. Su questo si confronteranno Gordon Brown e Cameron, nel Regno Unito. Su questo si confronterà il Partito Democratico.
Su questo - paradossalmente - ha vinto Nicolas Sarkozy. Parlando chiaramente. Parlando a voce alta. Parlando senza timori. Parlando di contratti precari, di detassazione degli straordinari, di merito e di legalità. Parlando da radicale, quasi. Un radical-gaullista sbiadito. Ora i francesi lo aspettano al varco, questo è ovvio.
Rimane però il cruccio per una Sinistra (francese, ma anche italiana) che, ciclicamente, si fa scippare dalla Destra il monopolio della legalità - anche se Ségolène aveva cercato di non nascondersi il problema sicurezza, per esempio con la proposta sull'inquadramento delle "canaglie" nell'esercito. E su questo ci sarebbe da aprire un dibattito lungo come la storia italiana, che arriva fino ad oggi.
E però - come abbiamo visto - una sinistra che non riesce nemmeno ad articolare proposte-chiave per il mercato del lavoro, tema nel quale dovrebbe vantare un tatto ultra-decennale e che tuttavia le sfugge di mano. Lasciando facili carte alla Destra, sempre tutte da verificare.
Se c'è un dato chiaro che esce dalle elezioni transalpine, con la fine dell'era Mitterand-Chirac, è anche la fine di quelle linee-forti che i due giganti francesi conservavano alle loro spalle.
Da una parte una sinistra spaesata, divisa, attaccata ad un lessico folle cui solo percorsi come quelli del PD e, al contempo, della ricompattazione a Sinistra può ridare chiarezza per il futuro.
Dall'altra una Destra che, a turno, sceglie la ferraglia ideologica - del passato e del presente, addirittura, come ha fatto Sarkozy, anche dal socialismo - più opportuna (per carità: magari in quel momento giusta) da sfruttare e la rimette assieme attorno ad un leader temperatamente populista. (Ho un'idea per quel che accadrà in Italia, ma è meglio la tenga per me quanto è tragicomica).
Queste elezioni hanno premiato chi è uscito dagli stereotipi, ha detto oggi Giuliano Amato.
Credo, molto modestamente, che abbia premiato chi ha mescolato e raffazzonato al meglio - pur con una certa novità argomentativa - stereotipi non scontati ma tutto sommato già sfruttati.
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4 hanno detto la loro:
Oltre a sperarci sarebbe stato bello provarci davvero. Invece i geni della strategia di comunicazione dei socialisti hanno prima portato la Royal a porsi nel dibattito TV come una madame isterica (mentre Sarkò sembrava un saggio uomo di stato, altro che la macchietta di cow boy della Camargue) e poi ad agitare lo spauracchio dei disordini di piazza (leggi sicurezza) per cercare di recuperare in extremis.
Si saranno sorpresi a vedere che così non sono riusciti ad attirare i voti degli elettori di centro?
Uhm, sarà che sono talmente occupata a incazzarmi con in nostri politici (di sinistra, di destra, di centro, ormai c'è qualcuno da noi che ha dei principi e ideologie ben precise e soprattutto COSTANTI?) che le elezioni francesi le ho vissute di striscio :D
Le ideologie sono morte da quando sono stati eletti Krushev e Eisenhover. Qualche decennio fa.
In queste elezioni non si è trattato di ideologia, ma di immagine. Il partito socialista ha sicuramente penalizzato ségoléne facendola passare per una incompetente, ma bisogna anche parlarci chiaro ed ammettere che in parte lo era. i suoi discorsi erano sempre vaghi e nel dibattito sarkozy dava risposte assai più chiare e concrete, mentre lei si perdeva in discorsi senza capo nè coda. resto comunque a favore della sinistra, ma devo ammettere che anche questa volta se si voltava royale lo si faceva unicamente per andare contro alla destra, e non per sostenere la sinistra.
P.s. Simo, è Nicolas, la h non ci va
Un abbraccio forte dalla Francia... elezioni del resto molto sentite.. una bella esperienza!
P.
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