"This is a documentary of survivors of terrorism".
Il terrorismo visto dalla parte delle vittime. Anzi: dalla parte dei sopravissuti ad esso.
Si dirà: gli artisti si sono spesso mossi su un terreno così sensibile quale quello delle stragi, della violenza, dei bombardamenti - da Goya a Picasso. Senza contare le miriadi di fotografi di guerra, che hanno segnato soprattutto i conflitti della seconda parte del secolo scorso. Ed è vero. E molti lo hanno fatto con una autorevolezza e potenza icastica probabilmente irraggiungibile.
Detto questo, rimane il fatto che rimango sempre enormemente colpito da chi si avvale di mezzi "spuri" - se dopo Duchamp e Basquiat possiamo ancora utilizzare queste categorie - per fare arte.
Che poi, alla fine, significa due cose: illustrare se stessi, o illustrare il proprio tempo. E a chi vi dice che così si pecca di biografismo positivista, prefigurategli un uomo solo in un mondo amorfo: chissà cosa ne uscirebbe fuori. Se è vero che l'uomo è zook politikon, allora l'arte è nient'altro che uno dei mezzi di cui dispone per relazionarsi, per esistere - come il linguaggio. Fermo restando che essa è - e dev'essere, altrimenti è propaganda - priva di fini - come dire - strutturali.
Diane Covert ha raccolto molte radiografie e risonanze magnetiche effettuate in due grandi ospadali di Gerusalemme negli anni passati. Li ha trasferiti sul pellicola e ne ha tratto, sostanzialmente, delle installazioni fotografiche. Il progetto si intitola "Inside Terrorism".
Vi consiglio di visitare il sito internet - molto ben realizzato - per rendervi conto di cosa sto parlando.
Qualcosa, davvero, di raccapricciante. Perché scende all'essenza e ne torna su con un pugno di cenere in mano.
Qui il sito.
Il terrorismo visto dalla parte delle vittime. Anzi: dalla parte dei sopravissuti ad esso.
Si dirà: gli artisti si sono spesso mossi su un terreno così sensibile quale quello delle stragi, della violenza, dei bombardamenti - da Goya a Picasso. Senza contare le miriadi di fotografi di guerra, che hanno segnato soprattutto i conflitti della seconda parte del secolo scorso. Ed è vero. E molti lo hanno fatto con una autorevolezza e potenza icastica probabilmente irraggiungibile.
Detto questo, rimane il fatto che rimango sempre enormemente colpito da chi si avvale di mezzi "spuri" - se dopo Duchamp e Basquiat possiamo ancora utilizzare queste categorie - per fare arte.
Che poi, alla fine, significa due cose: illustrare se stessi, o illustrare il proprio tempo. E a chi vi dice che così si pecca di biografismo positivista, prefigurategli un uomo solo in un mondo amorfo: chissà cosa ne uscirebbe fuori. Se è vero che l'uomo è zook politikon, allora l'arte è nient'altro che uno dei mezzi di cui dispone per relazionarsi, per esistere - come il linguaggio. Fermo restando che essa è - e dev'essere, altrimenti è propaganda - priva di fini - come dire - strutturali.
Diane Covert ha raccolto molte radiografie e risonanze magnetiche effettuate in due grandi ospadali di Gerusalemme negli anni passati. Li ha trasferiti sul pellicola e ne ha tratto, sostanzialmente, delle installazioni fotografiche. Il progetto si intitola "Inside Terrorism".
Vi consiglio di visitare il sito internet - molto ben realizzato - per rendervi conto di cosa sto parlando.
Qualcosa, davvero, di raccapricciante. Perché scende all'essenza e ne torna su con un pugno di cenere in mano.
Qui il sito.
1 hanno detto la loro:
...brrrr... anche per me, che sono un futuro medico che si interessa al "peggio"... come sempre conclusione azzeccatissima, compliments!!
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