21.6.07

(B)RAKES

Pubblicata questo pomeriggio su Extra! Music Magazine. Ieri sera avrò perso due chili due in liquidi. Sono ancora sotto flebo. Ma sono vivo. Ed è questo l'importante. Sempre.

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The Rakes + Masoko + I've Killed The Cat @ Circolo degli Artisti - Roma, 20 giugno 2007 Roma 20/06/2007

La Murgia in pieno agosto e una qualsiasi foresta pluviale del pianeta Terra (di quel che ne rimane, più che altro). La media delle temperatura all’interno del Circolo degli Artisti, ieri sera, si aggirava più o meno su quegli insostenibili livelli. Più che una bottiglia d’acqua, la prossima volta mi presenterò equipaggiato di una flebo a soluzione salina. E un fornito pacchetto di fazzolettini ascellari.

Sono lì - in compagnia - per i londinesi Rakes. Il secondo disco, “Ten New Messages”, m’ha convinto – anche grazie alla tiratissima doppia produzione Abiss-Lynch. Sono due giorni che canticchio “We Danced Toghether” e “Suspicious Eyes”. Pretendo la prova pulsante e una conferma sopra il sei e mezzo. Viceversa, li eliminerò dalla mia testa. Non c’è scampo. Non c’è pietà. Per sempre.

Prima che la temperatura comporti la perdita della messa a fuoco – con le palpebre appesantite da gocce di sudore riconoscerò i Rakes solo dalle loro esagerate frangettone - distinguo “Confort” e “Alfonso”. Si, sono loro: i Masoko. Li sento più compatti del solito. Più granitici. Più cinici che in altre occasioni capitoline. Dopo, scorgo i milanesi I’ve killed the cat. Ma prima che inizi la “maratona” per i Rakes, fuggo in cerca d’aria. Rimane una bella sezione ritmica e tante camicie nere.

Rientro e i Rakes – dice che si vestono bene e che i fashion designers gli sbavino dietro: ieri sera sembravano un gruppo del dopolavoro ferroviario - sparano quasi subito “We Danced Toghether”. E alterneranno per un’ora abbondante – bis compresi – praticamente tutto il repertorio a disposizione, pescando a piene mani dall’esordio del 2005 “Capture / Release”. Sono più ferrato sul secondo lavoro, lo ammetto. Distinguo “Time to Stop Talking”. La bellissima “Little Superstions”. Il primo singolo in assoluto, “All Too Human”. Insomma: distinguo.

Però. Però il suono dei Rakes mi arriva slegato, sfilacciato. E va bene che il live è un’altra cosa, e nessuno cerca il disco. Ma i cinque londinesi (c’è un tastierista che non serve a nulla) sembrano la cover band di se stessi. Diligenti, non precisi. Genericamente corretti, non impeccabili. Non c’è il tiro. Non c’è il piglio. La ritmica – fiore all’occhiello di questa scena neo-post-punk o, come la definiscono altri con efficace epiteto, new wave della new wave d’Oltre Manica – non pecca ma nemmeno entusiasma. Una buona metà della sala è composta da aficionados, che seguono con calore. L’altra metà assiste come un mucchio di gente agnostica di fronte ad un'apparizione mariana: al di là della conoscenza o meno della band certe melodie avrebbero rapito chiunque se differentemente confezionate e spedite al pubblico.

E non bastano le istrioniche – e un po’ deficienti, sebbene divertenti – mossette di Alan Donohoe a riscattare una prestazione che, litro dopo litro, va incartandosi verso la mediocrità.

Il requisito minimo era un sei e mezzo. Il voto ottenuto, un sei scarso. La corte qui delibera: saranno dimenticati. Od umilmente seguiti per dovere di cronaca.

3 hanno detto la loro:

Anonimo ha detto...

Non li conosco :| Ma ora mi hai incuriosita e voglio rimediare... ti saprò dire :D

Anonimo ha detto...

Simo, ti ho appena visto anche dai barsportini! Ma sei dappertutto :D

Simone ha detto...

Miss, ma se li ho stroncati! :)
Inutile rimediare. Piuttosto, sentiti il nuovo disco dei Queens of The Stone Age...dammi retta.

Si, sono dappertutto. Sempre a rompere i coglioni, oltre tutto.

;)