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Istrionico. Logorroico. Irritante. Geniale. Come sempre, Morgan non delude. Un’anteprima assoluta, quella registrata l’altra sera presso la mitica sala A della sede Rai di via Asiago, a Roma. “Una primizia”, come ripete più volte l’allampanato conduttore Gerardo Panno. Manco fossimo ai mercati generali a vendere ananassi. In effetti, considerando che il tour vero e proprio partirà solo in settembre e che in estate Morgan suonerà da solo o al massimo in coppia col gigante Megahertz, è un’occasione abbastanza ghiotta per testare dal vivo uno dei personaggi più amati – e più detestati – della scena italiana. Uno che, come la si metta, ha fatto storia coi Bluvertigo. Uno che la sua, di storia, la sta costruendo pian piano, dalle parti del cantautorato pop raffinato e disincantato, barocco, stridente ma di grande personalità. Anni luce da scene romane et similia. Anni luce. Si, si.
C’è molto, dal nuovo disco “Da A ad A”. Morgan – accerchiato dai suoi cinque musicisti - attacca con la programmatica title-track, fra tinte noir e tautologie esistenziali. Poi avanti con la filastrocca bandistica “Animali Famigliari”. Il bel singolo – “che già ci siamo stancati di suonare”, dice il Castoldi – “Tra 5 min.”. Un recupero d’eccellenza come la magnifica “Aria”. E ancora “Demoni nella notte”, seguita dalla stuzzicante “The baby”, altro ripescaggio dall’esordio di quattro anni fa, “Canzoni dell’appartamento”.Così come, sempre da quel disco, verrà pescata una lunghissima “Altrove”, nella seconda parte del radioshow, dopo qualche chiacchiera di Morgan. Che si assenta per fare pipì (è una registrazione) e rientra per spiegare al disperato conduttore che tenta di arginare la sua pomposa enfasi linguistica cosa diavolo intenda per “Da A ad A”. Salvo poi chiudere il concerto col suo eccellente e corposissimo riarrangiamento de “Un ottico” di De André, tratto dall’ormai arci-noto cover-album di due anni fa.
Il set, si sente, ha bisogno di qualche altra prova generale, di un rodaggio un po’ più lungo - false partenze, qualche parte sfilacciata. Ma è quasi ultimato e Castoldi, col suo funambolico ego circondato dai lunghissimi capelli, fa spettacolo dietro ai synth.
Il fatto è che Morgan ha un talento pazzesco. E’ bravo. “Cazzo se è bravo”, dice il mio amico dj in macchina, perso fra i cd di Felix Da Housecat e Apparat. Nell’approccio melodico – non ha timore di rischiare. Nell’uso versatile, orizzontale e teatrale della voce. Nell’identità stessa che dona ai suoi pezzi, come una personale proiezione antropomorfa. Nello stesso tempo, però, è vezzoso, furbo e superbo. Fa l’intellettuale – fa bene a farlo – per schivare il precotto, ma alla fine sembra essere il primo a non prendersi sul serio.
A volte, quindi, riesce ad incanalare il suo talento nel modo giusto, sfornando canzoni bellissime – sempre in bilico fra sarcasmo, melanconia e cinismo. Altre volte si perde nei suoi barocchismi pseudo-elettronici – cosa che ha fatto anche l’altra sera.E’ innegabile, personaggi del genere servono: fanno da epicentro, da argomento, da stimolo ed anche, perché no, da bersaglio per gli altri. E li fanno muovere, nonostante tutte le chiacchiere.
2 hanno detto la loro:
"Nell’identità stessa che dona ai suoi pezzi, come una personale proiezione antropomorfa."
bella bella bella questa frase!
???????
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