3.7.07

SIAMO TUTTI DIPLODOCHICI

Un po' di tempo fa, non ricordo dove, scrissi che l'essere umano - su arguto suggerimento di un mio amico - è "diplodochico".
Vale a dire, fondamentalmente disposto e predisposto geneticamente ad un'andatura - e ad un lifestyle - standardizzata. Impressionabile, certo - non si trattava di negare l'aspetto emozionale della sua Esistenza. Ma altrettanto rapidamente pronto a tornare al suo posto e al suo lavoro, "non c'è niente da guardare, lo spettacolo è finito".

Questo mio amico, ricordo, raccontava un episodio molto divertente per esemplificare questo atteggiamento appunto più da Triassico che da Era Vulgaris (cit.).

Diceva che quando si recavano con gli amici a fare delle gite fuori porta, a visitare ad esempio un borgo umbro, si metteva sempre alla testa del gruppuscolo infagottato. E, quatto quatto, chiacchierando ed apparentemente partecipando alla vita di tutti, conduceva l'ordinata fila di amici in giri sempre uguali, passando per gli stessi posti e le stesse strade, magari variando di pochissimo. Insomma, anche a distanza di pochi minuti, tornava sui suoi passi, guidava la gang per stradine già battute e cose del genere. Dei calembour urbanistici, per così dire.

Con suo sommo stupore, quasi nessuno se ne accorgeva. Di lì, l'arguta definizione di "essere umano diplodochico". Che, come l'enorme dinosauro dal cervello cogrande quanto una noce, segue mezzo assopito i suoi simili senza porsi domande.

Ora, a cosa serve tutta questa premessa? All'epoca deplorai con veemenza questa nostra predisposizione (nonché la conclusione del mio amico), che a mio avviso ci rende prevedibili, banali e scontati. Chi esce dall'itinerario, dicevo con fare da profeta del mattino, è il vero genio.

Alla luce delle autobomba che invadono mezza Europa, devo invece tornare sui miei passi, sulle mie riflessioni. E constatare - mio malgrado - come l'atteggiamento diplodochico dell'essere umano sia una delle più inestimabili risorse che il corredo genetico potesse fornirci: ci impressioniamo, appunto. Magari prendiamo provvedimenti. Eccome se ne prendiamo - lo dicevo, non si tratta di negare l'aspetto emozionale e nemmeno razionale.
Ma poi, inevitabilmente, torniamo più veloci di prima al "non c'è niente da guardare, lo spettacolo è finito". Insomma, riprendiamo diligentemente la nostra strada. Come i dilpodochi del Triassico.

Pensate se i cittadini di Madrid, Londra, New York (e tutti noi compresi) non fossero stati diplodochici.

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