Qualche ora fa ero in un locale a chiacchierare con una persona. Partite dal presupposto che amo immensamente chiacchierare. Certo, sempre e comunque con un sostrato di serietà e fondatezza. Non direi, dunque, chatting. Piuttosto, un sano ed approfondito discussing. Io, un tiramisù. L’altra persona, un Bayleis con ghiaccio.
E il discorso è che – c’è poco da fare – tutto ruota attorno alla (sbrecciata) categoria della trasgressione. L’asticella, per i ragazzini odierni (i famigerati pre-teen ma anche i temutissimi adolescenti), s’è alzata a dismisura. Ciò che prima rientrava nella pur confusionaria ed ambigua sfera dell’agire-trasgredendo ha ormai subito una trasmutatio – come Dante che dal IX Cielo Primo mobile passa nell’Empireo – nella sfera del pacifico (usuale, non-tragressivo, standardizzato quando non addirittura s-c-o-n-t-a-t-o).
Quel che dunque appariva (lo era poi davvero? E' un altro discorso) trasgressivo trenta, venti o dieci anni fa (la sigaretta, la canna, il primo rapporto sessuale in semi-clandestinità, la sega a scuola et similia) non lo è più, oggi. Insomma: l’insieme s’è allargato finendo giocoforza con l’etichettare come totalmente “regolari” certe azioni/categorie/possibilità/atteggiamenti. E con l’alzare a dismisura la posta in gioco – a livelli quasi insostenibili.
Di qui, il passo verso il disastrato panorama che si scorge su YouTube e compagnia videante, è stato brevissimo – alludo a tutta la questione del bullismo ormai a livelli mafiogeni, degli episodi di sfruttamento minorile fra coetanei per finire con le ripetute azioni delle gang di adolescenti.
Il sostantivo “trasgressore” è infatti legato etimologicamente al campo semantico del diritto penale. Cioè, il trasgressore è anzitutto colui che non rispetta le leggi. Traslato all’ambito socio-culturale, ciò ha indicato per anni chi “andasse al di là” dei comuni diaframmi posti fra genitori e figli, costume ed habitus individuale, orizzonte d’attesa ed azione espressa.
Però – e qui sta l’aspetto fondamentale – la trasgressione dei nostri genitori era decisamente una trasgressione fisiologica, programmata. In parte, finanche necessaria. Era cioè previsto il superamento di certi limiti, per atterrare però in un campo tutto sommato ben definito, chiaro e per questo, infine, innocuo. Risultava dunque anche “formativo” – come pensavano varie scuole - che certi limiti venissero sorpassati. O quantomeno, quando questo accadeva il trasgressore non partecipava di un allarme sociale, ma semmai di una pur importante esplosione individuale. Trasgrediva per sé ed era ben cosciente di farlo. Se ne assumeva le responsabilità, sotto tutti i punti di vista. E quindi, pur sparandosi una canna, in un certo senso cresceva. Il loro, era il tempo del Bildungsroman.
Saltata del tutto una dialettica del genere, il tempo, l’impegno, le speranze, le trame, le bugie, le scuse, le coperture, la crescita collegata a tutto ciò non hanno improvvisamente più avuto materia sulla quale fare pressione. Su cui premere. Semplicemente: non c’era più la trasgressione perché era saltato il complesso socio-culturale di regole e sanzioni che aveva regolato il gioco nei decenni precedenti.
Si è così verificata la situazione per cui un ladro, attrezzato di tutto punto per scassinare una cassaforte che sa piuttosto difficile da aprire, si ritrovi nello studio dell’avvocato con lo sportello della cassaforte accostato. E il lavoro già bello e fatto.
A quel punto, quella che in precedenza era l’area delimitata della trasgressione si è trasformata nella semplice, innocua e scontata base di partenza verso il superamento di un’asticella posta sempre più in alto. Ritrovatisi – in parte, forse, con loro stesso stupore? – senza sanzioni efficaci e addirittura senza nemmeno l’aura di trasgressione dalla quale certi atteggiamenti erano circonfusi, le generazioni più giovani hanno semplicemente rimodulato la questione sulla base della temperie in cui sono immersi. L’hanno riorchestrata come, che so, una società improvvisamente caduta in pieno stato d’anarchia debba obbligatoriamente elevare il discrimine di tolleranza rispetto ai reati in essa perpetrati - anche perché non avrebbe né modi né mezzi per punire una certa fascia di fattispecie penali.
Nessuno mi dice nulla perché fumo tre pacchetti di sigarette al giorno? (Piattaforma standard di partenza). Bene: ne fumo un quarto. Provo altro. Mi lascio convincere. I miei tre pacchetti – che per mio padre erano trasgressione – per me quattordicenne del 2007, sono la più normale delle regolarità.
Quindi, sul piano teorico, è sbagliato asserire addirittura che sia la medesima categoria di trasgressione ad aver ceduto di schianto. Ma di fatto è come se fosse così. Partendo infatti da una “usuale piattaforma trasgressiva” già di per sé estretamente larga, onnicomprensiva e cosparsa di questioni complicate, tutto ciò che può risultare da rilanci (quasi sempre tribali, di gruppo) continui ed insistiti vola automaticamente di gran lunga verso una gamma di azioni prima sconosciute. Per rincorrere l’asticella della trasgressione, si finisce con lo sconfinare pericolosamente in quella della pura violenza.
Il fatto è che spesso analisti ed esperti, pedagogisti, nani e ballerine dimenticano che i ragazzi di oggi si lanciano da trampolini posti ad un’altezza assai considerevole senza poter disporre di altri trampolini quali termini di paragone, visto che di misura ne hanno conosciuta una soltanto. E da quella partono, per i loro tuffi quotidiani alla ricerca di qualcosa di “stimolante” per riempire un campo d'azione, quello della trasgressione, che li sfida continuamente perché continuamente li appaga.
Inutile dire, secondo questa lettura, sulle spalle di chi ricada una buona percentuale delle responsabilità per non aver rimesso al proprio posto – una volta superata – l’asticella della (propria e generazionale) trasgressione ed aver lasciato la faccenda in confusione.
20.10.07
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
| Torna su ↑ |
16 hanno detto la loro:
Io preferivo le 'mie' trasgressioni, eh
(Fulvia)
Dicci, dicci: in cosa consistevano?
prova
Magari prova a non rompere più le scatole.
A volte mi capita di pensare a qualcosa come un "riflettere distorto" da parte dei più piccoli, di quello che vedono in noi, nei nostri genitori, e così via.
Solo che quando vedo, come oggi, un bambino italiano sequestrare la sua classe con un paio di forbici, mi viene in mente che si debba necessariamente di trattare di qualcosa di più profondo.
Assolutamente si.
La mia tesi è che si tratti appunto di una sorta di sindrome della porta sfondata: l'asticella è sistemata troppo in alto.
concordo. e non so se questo fatto mi renda più spaventata o indignata.
Forse l'asticella posta così in alto scoraggia qualcuno e porta a una diminuzione del numero dei trasgressori.
Forse...
No, Lucia. Io dico proprio il contrario. E cioè che l'asticella della "figaggine", dell'esser-parte della faccenda, del sentirsi gruppo, è sistemata così in alto da rendere vecchie trasgressioni roba da bambini, per i nuovi dodicenni.
Magari scoraggiasse qualcuno. Mi pare invece che abbia dato il via a una escalation irrefrenabile.
Sono d'accordo praticamente su tutto, Simone, volevo giusto riflettere un po' su una cosa che dici: "di misura ne hanno conosciuta una soltanto". verissimo. Ma il grosso problema è che nessuno fa niente perché gliene sia data un'altra: le aziende vedono i "teen" come potenziali consumatori, i partiti come potenziali elettori (abbiamo cominciato col voto alle primarie per i sedicenni, temo si innescgherà una valanga di irresponsabili emulazioni...), le varie comunità religiose come papa-boys e simili. C'è qualcuno che li veda per quello che sono, cioé tipi che si sono appena tuffati in mare, e hanno bisogno di una mano nel caso diventi davvero troppo mosso? Eppure basterebbe poco... Chessò, parlarci, francamente, liberamente e a intervalli più o meno regolari: quanti sociologi-pedagoghi-nani-e-ballerine lo fanno?
E non vuole essere un invito astrattoide alla Crepet, del tipo "non siamo capaci di ascoltarli". Parlare (dialogare, "discussing" su cose concrete e non "chattering"!) è qualcosa di ben diverso da ascoltare, vuol dire dare un ruolo attivo a tutti e due, per come la vedo io.
Davide
Si, Davide. Ti ringrazio per la tua riflessione, condivisibile.
L'unica, non sarei così d'accordo nell'accomunare il diritto di voto ai sedicenni alle altre palesi operazioni di marketing religioso e commerciale.
Voglio dire: il voto rimane - almeno in teoria - un implicito invito alla responsabilizzazione.
C'è giustamente il rischio, però, che i sedicenni di oggi vadano a vendersi il voto per 20 euro.
Ma non sono tutti così, per fortuna!
Conosco dei giovanotti in gamba e svegli, che hanno già coscienza di quanto pensano.
Oggi la vera trasgressione è fare beneficenza, e chi beve Bayles con ghiaccio la fa... all'esercente!
Bevete Bayles senza ghiaccio sotto i funghetti all'aperto, così si fredda lo stesso e non vi fregano :-))) :-)))
Ciao D
P.S.
post interessante ma stasera sono troppo stanco per rivelare verità inconfutabili ed elargire raffinata sapienza da bar!
Magari ripasso domani ;-)
No problem. Siamo aperti 24/7.
;)
adesso non si ha piú paura di niente e di nessuno... né genitori, né professori.. anzi... i ragazzi di oggi sanno di avere il potere e poter osare sempre e quando vogliono.. purtroppo ne ho esempi vicini.
Dove andremo a finire...
(madó mi sento na vecchia a parlare cosí.. )
Saluti, M0rg4n4
Già.
Il punto è: chi glielo ha fornito, questo potere?
chi secondo te?
tutti coloro che non hanno avuto un'infanzia felice.. i vari film che incitano al ricatto morale e al suicidio come arma di potere...
chi?
Posta un commento