400 euro per la tavoletta del water – due pezzi all’asta. Appena 3mila euro per il carrello d’atterraggio dal peso di una tonnellata. E che ne direste di piazzare un machmetro in salotto, affianco alla lampada celeste? Vi costerà appena mille euro.
Se proprio il feticismo post-industriale non vi dà tregua ma il vostro portafoglio è precario, non vi rimane che l’interruttore dell’aria condizionata: 50 miseri euro. E’ stata l’asta del decennio. Il trionfo dell’oggetto nemmeno seriale, ma strettamente industriale. Che diventa design (?) per la casa o neo-feticcio per collezionisti malati. Una volta si esponevano pezzi d’antiquariato. Oggi, i cessi degli aerei di lusso.
Si è conclusa lo scorso primo ottobre a Tolosa la vendita di oltre 835 componenti smontati dal mitico e sfigatissimo Concorde, il jet supersonico prodotto da British e Air France entrato ufficialmente in servizio nel 1976 e dall’esistenza costellata di incidenti e difetti. C’è di interessante che una modalità di vendita prima riservata ad oggetti d’arte o di collezionismo sia stata impiegata, per la prima volta in dimensioni apocalittiche, a porzioni di un prodotto industriale.
Dunque, non solo il design non interessa più. Non solo l’origine, ormai – volare, non arredare – è indifferente. Ma anche il tasso estetico – pari allo zero – s’è ormai inabissato: c’è solo la volontà di fermare per un attimo il tritacarne industriale del baraccone post-moderno. E inchiodarsi un pezzo di storia aeronautica in salone.
© "Inside Italia - The Living Art Magazine" - 2007 Guido Talarico Editore
1 hanno detto la loro:
interessante
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