Nato nel 1972, il Super Tele – tuttora in commercio – è un simbolo. Il simbolo di un luogo che è ormai scomparso dall’immaginario ludico degli iperconnessi ragazzini odierni: il cortile. Si, perché il mitico pallone – un pallone-proletario visto il suo costo minimo, irrisorio come la qualità che offriva rispetto ai suoi diretti concorrenti Super Santos, Elite e Tango, roba da ricchi – era uno strumento che si sposava con i luoghi topici delle cricche giovanili di quegli anni. Dal cortile – dove rimbalzava immancabilmente sugli spigoli dei marciapiedi rendendo le traiettorie ancora più psicotiche – ai campetti di periferia in pozzolana dove chiunque fino a qualche anno fa comprometteva la propria capacità spirometrica – dove andavo io, adesso c’è un parcheggio. Fino alle spiagge, agli angoletti delle strade, all’oratorio. Magliette fradice. Ginocchia sbucciate. Risse. Interminabili ed epici match calcistici dal punteggio più che tennistico, direi cestistico, dove il valore stava nel fare, nel vivere, nel condividere momenti. E nel farlo nella concretezza delle grigie mattonelle di uno spiazzo, di un cortile. Il Super Tele c’era. Anzi: era, coi suoi delittuosi colori con cui solo gli anni 70 hanno avuto il coraggio di spennellare oggetti e prodotti di uso quotidiano, l’unica necessità ludica. Non serviva altro.
Senza contare il suo ruolo, come dire, di ammortizzatore sociale: visto che si bucava praticamente con nulla ma costava pochissimo, non era difficile che si finisse per acquistarne – dai tabacchini, nei negozi di giocattoli di serie b, esposto nelle sue robustissime retine bianche affianco al Subbuteo – più d’uno in un'unica giornata. Fornendo peraltro alibi per tristissimi regali di mamme, nonni e papà: un Super Tele che rimbalzava in giro per casa era d’obbligo. Oltretutto era morbidissimo – causa lo spessore esiguo e la bassissima pressione ad appena 0,8 atmosfere – e le mamme stavano sicure: col Super Tele l’infortunio era impossibile.
In teoria, era rigonfiabile. Ma la valvola era praticamente finta e spesso, nel maldestro tentativo di dargli una gonfiata, finiva dentro al pallone. Cosicché l’acquisto multiplo diventava sostanzialmente inevitabile. E, appunto, favorito dal bassissimo prezzo, intorno alle 500 lire. Di qui, l’infinito successo di questa autentica icona di fine anni 70, che dura in realtà ancora oggi. Col raccapriccio che si prova quando un mito viene manipolato, sono infatti nei negozi da qualche anno delle versioni gay del Super Tele: gli scandalosi Mini Tele, vergogna dell’industria del giocattolo nostrano. Anche se, a dire il vero, sfido chiunque a beccarne uno in azione. Bisogna essere onesti: scorgere nel 2007 un ragazzino palleggiare col Super Tele in un cortile o in una piazza è come trovare una miniera di diamanti a Ladispoli.
Il mistero, come spesso capita di ripetere in Reliquie, è il perché del successo. La ragione, insomma, per la quale il Super Tele fosse in assoluto la sfera di nylon preferita dai ragazzini nostrani (a dire il vero, fino a non molti anni fa). Più del Super Santos e del maestoso Tango, quelli si palloni da aspiranti campioni. Ebbene, la risposta non può che stare proprio in questo snodo: prima di diventare campioni, i ragazzini volevano solo fare i ragazzini. Rotolarsi nella polvere, stupire la morettina di turno con improbabili staffilate da centrocampo, picchiarsi vicendevolmente con tanta passione. Nessuno sognava – intendo dire: sognava con l’ansia, l’aspettativa, la disperazione e l’automatismo di oggi – di sbombacciarsi fra piscine e Ferrari. Rivera era Rivera. Il Super Tele – nella sua assoluta banalità - era un gioco, prima di essere un pallone.
Pubblicato nella rubrica Reliquie di Classix! Magazine di novembre/dicembre.
10 hanno detto la loro:
forse non lo dovrei scrivere. andrà solamente ad irrobustire il tuo ego, il che potrebbe essere pericoloso. però sei un genio della parola.
;)
Il mio ego (anzi: Ego) incassa e ringrazia.
E ringrazio anche io.
Che ricordi!
non so quanti non me ne siano finiti nel fosso vicino casa e quanti altri sul tetto...
sly (bs)
Che nostalgia, il 31 dicembre compio 24 anni, non tanti, ma abbastanza per ricordarmi le partitelle nel parcheggio o in spiaggia, le sbucciature derivate da cadute dovute allo spostamento del supertele causa vento nel momento del tiro,la smania di finire suola, correre dagli amichetti e sudare sudare sudare dietro una palla, che allora al massimo per noi c'era il gameboy, ma mica tutti l'avevano, e poi ci si giocava da soli, meglio il supertele allora!
@ Sly: sapessi io quanti ne ho scaraventati sopra al garage. ;)
@ Paz83: idem. Secondo me la classe 1983 è la classe che ha avuto l'ultima, bilanciata via di mezzo fra giochi all'aperto e diavolerie elettroniche.
Dopo di noi, il disastro generazionale. Ci siamo salvati per un pelo.
beh dai, salva anche l'84... ;-)
E pensa che son nato il 31 dicembre alle 23 e 45..quindi presa al pelo pelo, fa te che culo..a rileggerci
che bello sto articolo, bravo simo!!!!!!
x paz83.. allora tra poco invecchi, auguriiiiiii!!
Grazie Kyk! ;)
E' vero: auguri, Paz!
Grazie per gli auguri Simone, tra poco son 24, si invecchia tutti, però si spera di rimanere comunque sempre al top, almeno nei pensieri della gente, un po come il caro vecchio super tele, giusto per fare un aggancio in stile radiofonico.
Grazie anche a te Kyk..come son sempre belli gli auguri!
Posta un commento