3.3.06

E basta con queste chiacchiere sanremesi. Vi dico la mia e me ne vado a sciare


Carlo Verdone nei panni della paleo-cantante Assunta Posted by Picasa

Non potevo partire - eh si, il blog onniculturale si riposerà per una settimana, assieme al suo gestore, a meno di collegamenti volanti dalle piste del Trentino - senza darvi uno spunto su Sanremo.

Ebbene, quest'anno i lembi del volto a formare un sorriso li ho tirati su per la prima volta ieri sera, durante la strepitosa esibizione del fantastico Carlo Verdone nei panni di un personaggio messo in piedi apposta per l'ospitata. La paleo-cantante Assunta, che ha ancora una volta dato l'idea dell'abilità di Verdone quale osservatore di quanto ci circonda e di flaneur delle fobie e dei tic nazionali.

"Qualcosina bisogna pur regalare. Chi viene qui e non fa niente, è un cretino" ha mormorato il comico romano dopo l'esibizione. E che il Dio degli Artisti lo benedica, ancora un minimo di dignità (r)esiste.

Per il resto, credo che Panariello abbia toppato fondamentalmente in un punto (per quanto abnorme): non ha voluto - fortissimamente - essere sé stesso (e lui E' i suoi personaggi) a favore di uno stile sobrio per il quale non ha assolutamente le carte in regola.

Il risultato è stato dar vita a puntata segnate da una vuotezza disarmante, al di là della fumettistica (e frizzante) faccia di Victoria Cabello e della prorompente Ilary Blasi. Loro hanno fatto quanto spettava al ruolo assegnato.

Chi è mancato è stato appunto Panariello che, infatti, facendo ieri sera (nella terza serata), quanto avrebbe dovuto fare sin dalla prima serata (farsi reggere la scena da un protagonista di spessore, come con Pieraccioni) ha recuperato qualcosina. Almeno in temrini di dignità.

Ad ogni modo, i risultati in termini di share stanno sopra l'edizione della Ventura (anche se come ascoltatori assoluti qualcosina sotto). L'edizione è mediocre ma né peggiore né migliore di molte altre - in questo non sono d'accordo con Assante ed altri che sto leggendo in questi giorni. E Panariello ha subito attacchi ingiustificati rispetto all'intero contesto, rispetto al peso insostenibile degli spot, rispetto alla "povera" gamma di ospiti. E' Sanremo ad essere in crisi, ce lo ripetiamo ogni anno ma pare che nessuno voglia capirlo, non chi lo conduce - che certo può fare la differenza, ma proprio in virtù del proprio personaggio, non certo perché abbia dato una sua impronta al Festival [e infatti Panariello non è stato sé stesso, in queste serate, ed ha toppato. Bonolis invece è stato sé stesso, e così Fazio anni fa nell'edizione più interessante degli ultimi anni]. A Sanremo il conduttore vince perché la gente lo segue, segue lui e il suo gruppo di lavoro. Perché porta sé stesso sul palco dell'Ariston. Al di là che stia, appunto, conducendo Sanremo.

Ma se Panariello non fa Merigo, Mario il bagnino o il macellaio pazzo, mi spiegate che cazzo avrebbe dovuto fare, lì sopra?

Presunzione. Forse questo è stato il più grande errore: Panariello, come ho accennato sopra, ha voluto reinventarsi in una veste di sobrio conduttore che non gli appartiene. E ha finito col fare la figura che farei Io ad un convegno di fisica nucleare applicata ai sottomarini (che poi, a pensarci bene, intelligente come sono me la caverei pure in quel contesto. Anche se preferisco di gran lunga i seminari di critica pascoliana).

E poi c'è un paradosso: quest'anno che il trio di conduzione ha lasciato - per sua intrinseca carenza - molto spazio alla musica, a mancare è stata proprio la musica.

A fra una settimana (o poco più).

Ah, giusto: le canzoni! Quest'anno di una pochezza disarmante. Lisce, liscissime. Peraltro non sono nemmeno riuscito ad ascoltarle tutte. Segnalo giusto Ivan Segreto ed Alex Britti. Per il resto, piattume sconfortante (a parte qualcosa che ora, sicuramente, mi sfugge).

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