2.3.06

Il Baco della Radio

C'è un fenomeno che più di altri mi fa imbestialire: il qualunquismo.

Cioè il non-prendere posizioni precise, distinte, pulite. L'idiosincrasia per l'argomentazione, l'approfondimento. L'affidarsi a stereotipi e ragionamenti preconfezionati in ogni - forzata - presa di posizione.

Il qualunquismo è la vera arma dei potenti, perché mefistofelico coacervo di ignoranza, superficialità ed indifferenza. Se ci penso mi sento male. Comunque.

Ora: si dice che tv e radio, ormai, non offrono più nulla di culturalmente interessante.

Questo è qualunquismo. Perché se pure è vero che l'appiattimento impera, è altrettanto vero che cercando qualcosa esce fuori. E per quanto vado a segnalarvi c'è davvero poco da cercare.

Per esempio, da anni la mattina dalle 10,37 e fino alle 11,45, va in onda su Rai Radio Uno una trasmissione benemerita e di enorme interesse: Il Baco del Millennio, firmata dall'intellettuale Piero Dorfles e condotta a turno, di settimana in settimana, dallo stesso Dorfles, da Carlotta Tedeschi ed altri ottimi speaker, gironalisti ed intellettuali.

E' una di quelle trasmissioni che, senza dubbio, mi piacerebbe caratterizzassero in maniera più pervasiva lo schema orario radiofonico o i palinsesti televisivi. Però questo c'è e questo bisogna ascoltare.

Attraverso una serrata serie di interventi dei più qualificati esperti, docenti, intellettuali o artisti di un certo ambito della nostra vita, il Baco scandaglia a fondo - settimanalmente: cioè ogni giorno si resta sulla stessa tematica pur con lievi switches microtematici - gli snodi più interessanti della contemporaneità, i bachi appunto, cioè le faglie che possono essere riempite.
Sulle quali c'è bisogno di parlare, argomentare, capire qualcosa in più.

Questa settimana, direttamente dall'università di Urbino, sta andando in onda una serie di puntate dedicata a Comunicazione e Scrittura: cercare di capire come i media hanno cambiato la lingua, la testa, come scrivono le nuove generazioni, cosa fruiscono.

Cercate, prima di parlare. E sfruttate queste stimolanti testimonianze di servizio pubblico (e culturale).

PS Si parla anche della querelle avviata da Baricco, ieri, su Repubblica. Ne riparleremo: tanto la storia andrà avanti. Che tristezza, però, che Baricco debba comportarsi coi critici come il bambino che prende il pallone e se ne va a casa seccato piantando in asso i compari. In particolare i tratti del pezzo in cui allude al suo estratto conto e alle copie vendute dai suoi libri: ancora siamo a livello di giudicare la qualità dalle copie vendute? Tristesse, mes coupines et coupins.

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