C’è un pugno di lettere dal presente-appena-passato, dentro “La stagione del cannibale”. Un album spietato e senza scampo del vivere neoborghese, così come s’è configurato dai primi anni Settanta fino a oggi. Soprattutto: dell’amore contemporaneo. Dall’esplosione delle passioni che univa i diversi alla standardizzazione del nuovo millennio, che fa di tutto per incastonare in quelle del mercato anche le dinamiche affettive. “Ora è molto facile andare via chiamarsi fuori / tenetela per voi la società che non si muove”. In bilico fra cinismo e delusione. La voce sfibrata di Alessandro Raina cataloga nei versi tanti ingialliti ritagli di giornale.E li scannerizza dentro arrangiamenti minimal, con spruzzi di elettronica appena passata ma estremamente sensuale, ritmiche calde e toni bassi, vellutati.
C’è il miglior cantautorato nostrano. Tutto. Tenco, Paoli, anche Gaetano in certi passaggi. De André ne “La strage”. I nuovi cantautori Baustelle. Ma l’approccio è diverso. Il respiro musicale è aperto, largo, internazionale. Senti la title-track. Notwist, per esempio. Pop(olare) nel cuore, col brivido sulla schiena. Come ne vorremo tutti i santissimi anni, per esempio.
LA FORMAZIONE Quartetto milanese
“La stagione del cannibale” è il primo disco degli Amor fou, pubblicato da Homesleep e distribuito da Audioglobe. La band nasce a Milano, nel 2005, dall'incontro di quattro musicisti: Cesare Malfatti, fondatore dei La Crus; Alessandro Raina, voce, già collaboratore dei Giardini di Mirò; Leziero Rescigno, batteria, che ha suonato con Sye Medway Smith (Howie B, Bjork), 24 Grana, Mara Redeghieri. Luca Saporiti, basso e chitarre, anima del progetto Lagash.
7 hanno detto la loro:
mo' me li vado ad ascoltare...
ma chi c.z.o li conosce! ma 'ndo vai a prenderli sti gruppi?
ai primi due ascolti non mi è minimamente piaciuto.. ma poi è diventato indispensabile ascoltarlo in determinate giornate.
E' delicato e regale nel trattare determinati argomenti a volte troppo scomodi e spigolosi di una storia e un passato neanche troppo passato che sono lì ad aspettarci appena giriamo l'angolo.. come dicevo prima, il tutto fatto con una semplicità e classe da far invidia.
sicuramente tra le canzoni preferite "se un ragazzino appicca il fuoco". ma a me, in verità, piaccion tutte.
buona serata
Si, condivido l'osservazione Amira. Speriamo non sia un progetto one-shot. Ma non credo.
eleganza, profondità, schiettezza. testi e musica che ti entrano dentro. un po' afterhours, ma più intimisti. un po' baustelle, un po' sinigallia. e un po' forse niente di tutto ciò, ma solo amor fou.
quello che stavo cercando, grazie
good start
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