26.11.08

SECOND LIFE E L'ARTE: UN RINASCIMENTO SPUNTA SUL WEB

Si chiamano Cicciuzzo Gausman, Neupal Palen, Papper Pap, Ka Rasmuson, Hio Taringa, Gazira Babeli e, anche se i nomi non ci starebbero affatto male, non sono personaggi dei cartoon ma gli avatar di persone in carne e ossa che hanno eletto Second life a proprio universo creativo. Producono installazioni, ritratti, statue e architetture digitali. Fra di loro comandano i finlandesi – è il caso di Keiko Morigi – e, come ti sbagli, gli americani, ma gli italiani si difendono. 


Quasi tutti autodidatti e mediamente venticinquenni, realizzano opere che Mario Gerosa, curatore della mostra fiorentina Rinascimento virtuale, s’è preso la briga di suddividere in bislacchi filoni creativi come post kitch, post déco, neo pop e via battezzando. Per il momento, creano ed espongono quasi esclusivamente nel mondo targato Linden. Che, nonostante la crisi in cui pare sia entrato a giudicare dai dati dell’ultimo mese (dei quasi 15 milioni di avatar che lo popolano, meno di 900mila si sono connessi fra settembre e ottobre) sta proponendo autori di un certo interesse. Artisti che possono vantare i loro galleristi, i loro mecenati e i loro ammiratori, ma solo in versione elettronica. Sono infatti oltre 500 le gallerie virtuali che popolano Second life, ma ce n’è anche una reale, la Avatrait di Chicago, che invece commercia solo opere provenienti dalla Seconda vita. Opere che hanno raggiunto anche cifre ragguardevoli quando piazzate – nella loro versione statica tipo lambda – nei mercati del “real world”: fra i 2mila e gli 8mila euro. 


«L’operazione – dice Gerosa – è antropologica. Su Second life, e più in generale in rete, sta sgorgando un vasto movimento di artisti che nessuno si è preso finora il compito di pesare e valutare. Manca uno statuto critico. Rischiamo che questa marea si inabissi, riconsegnando gli universi virtuali a quel tecnopotere dal quale sembravano affrancati». A Firenze, in questi giorni, si sono dati appuntamento oltre 150 artisti da tutto il mondo. Che in fondo, al di là delle magagne tecniche che ogni passaggio generazionale implica, stanno spingendo, volenti o nolenti, in una direzione: contribuire, da quell’assurdo esperimento che è Second life, a scovare stimoli per l’arte del nostro, vecchio mondo reale. Un neoumanesimo è possibile. Almeno uno.


Pubblicato sul numero di novembre di Inside Art.

1 hanno detto la loro:

Anonimo ha detto...

Keiko Morigi è svedese, non finlandese -_-