2.12.08

MILANO ROVENTE: I POLIZIOTTESCHI E IL FETICISMO

Certe volte quelli che mi stanno intorno si domandano e mi domandano perché mai i cosiddetti poliziotteschi, vale a dire i polizieschi all'italiana degli anni Settanta contaminati da infiniti altri rivoli cinematografici come lo splatter, l'horror, il noir, il western e l'erotico basati su sceneggiature spesso enfatiche e sviluppate sui fatti di cronaca nera dell'epoca, mi affascinino così tanto.

Semplice, rispondo: perché sono un feticista nato. O meglio, le ragioni sono in realtà parecchie, ma tutte in un certo senso legate alla curiosità spiccata per un periodo che - ovviamente - ho anzitutto studiato sui libri, tramite i documentari, sui giornali dell'epoca. Ma che però credo debba essere intercettato anche tramite i film che vedeva mio nonno: questo perché sostengo fortemente la popolarità della cultura. È impossibile penetrare in un certo periodo ignorando le produzioni culturali alte ma anche quelle medie e basse. Bisogna padroneggiare più registri, dicono i linguisti. Sono assolutamente d'accordo.

Recuperare un poliziottesco ogni tanto, dunque, non è altro che un modo molto divertente - udite udite - per studiare. Studiare l'ambientazione metropolitana dell'epoca, che mi spinge a un'attenzione spasmodica per scenografie ed esterni. Oppure ritrovare certe linee di design degli oggetti, degli arredi urbani (come dimenticare gli strepitosi telefoni pubblici?), delle automobili e, ovviamente, degli abiti. Sempre tenendo a mente l'iperbole emotiva, violenta e semplicistica entro la quale la stragrande maggioranza di quel genere di sceneggiature doveva per forza essere inquadrata - anche se i lavori di Fernando De Leo, di Umberto Lenzi e di alcuni altri nomi dell'epoca meritano un'attenzione particolare per moltissime trovate registiche che, dati i mezzi a disposizione trentacinque anni fa (!!!), non erano certo così scontate.

Tutto questo per dire che ieri sera, grazie al servizio video on demand di Alice home tv, ho rispolverato niente meno che Milano rovente, pellicola datata 1972 e firmata dal maestro Lenzi, regista fra l'altro del mitico Milano odia: la polizia non può sparare.

PS Senza contare che molte delle vicende dei poliziotteschi sembrano davvero ricalcate sulle storie che facevano da sfondo alle evoluzioni di Diabolik nelle storie più riuscite che Angela e Luciana Giussani abbiano mai scritto, quelle appunto mandate in edicola proprio nel corso degli anni Settanta.

1 hanno detto la loro:

Anonimo ha detto...

Era un bel periodo per il cinema italiano. Ora ce lo sognamo un genere "nostro"... anzi no! uno ce l'abbiamo: i film tratti dai romanzi di Moccia!!


Melvin